Via l’esenzione, a Venezia stangata Imu per le attività. Il Comune: «Troppi facevano i furbi»

Eliminato lo sconto per chi garantiva assunzioni e non licenziava. Le imprese: «Salasso per decine di migliaia di euro»

VENEZIA.  Scompare l’esenzione della porzione di Imu da destinare al Comune per gli immobili ad uso produttivo riservata a quelle aziende che negli ultimi due anni hanno assunto giovani oppure over 50 senza, al tempo stesso, licenziare nessuno. Un 30% in più netto per l’imposta municipale che ora, visto il periodo di emergenza legato al coronavirus e in piena fase di ripartenza economica, per molte aziende rischia di diventare una vera e propria «stangata» che nei casi più emblematici si tradurrà in un esborso anche di diverse decine di migliaia di euro in più all’anno. La delibera con cui il consiglio comunale ha dato l’ok alla rimodulazione delle aliquote risale al 2 aprile. Nel testo compare l’approvazione per l’anno 2020 delle aliquote Imu (il cui versamento è stato di recente rinviato dalla giunta al 16 luglio). Tra le varie fattispecie, l’aliquota è fissata all’1,06% «per tutti gli immobili non rientranti nelle sopra elencate categorie». Di questo 1,06%, lo 0,76% è riservato allo Stato come previsto dalla legge, il restante 0,30% va al Comune. E proprio tra le categorie non elencate, c’è la lettera “D” che fa riferimento agli «immobili ad uso produttivo»: locali, parcheggi, cantieri e chi più ne ha più ne metta.

La differenza, però, emerge se si guarda a quanto previsto fino al 2019. Quando per quella stessa categoria, due erano le aliquote per l’Imu: 1,06 per i proprietari di immobili produttivi; 0,76% per gli stessi proprietari che nei due anni precedenti al pagamento non avessero licenziato oppure avessero assunto un under 30 o un over 50. Eccola, dunque, l’esenzione. La cui ratio era quella di favorire assunzioni di categorie che faticano a trovare un lavoro. La stessa esenzione che ora viene stralciata. Dopo diversi mesi dall’approvazione, la questione riemerge grazie a un’interrogazione presentata nei giorni scorsi dal consigliere del Gruppo Misto Renzo Scarpa (che non ha votato la delibera del 2 aprile): «Vogliamo sapere se si tratta di una svista o no. Non si può credere ad una così macroscopica contraddizione ai danni dei propri cittadini per volontà del Consiglio Comunale e proprio in un periodo come questo mentre si fa fatica a rialzarsi da una crisi economica e sociale senza precedenti».

E sono in tanti, ora, a dover rifare i conti in vista dell’avvicinarsi della scadenza del 16 luglio. E accanto ai piccoli artigiani e commercianti, c’è anche chi dovrà versare centinaia di migliaia di euro in più. «Questa variazione alle aliquote di imposta ci ha colto davvero impreparati», spiega Gianpaolo Rossato, Chief Financial Officer Interparking Italia, «sulla base delle usuali tariffe, l’Azienda ha stilato un budget e previsto delle assunzioni in linea con le precedenti normative. Ora invece ci troviamo a dover versare qualche centinaio di migliaia di euro in più, che presumevamo potessero essere impiegati per le nuove assunzioni. Tra l’altro la Delibera ci pare abbastanza confusa, in quanto nelle premesse si fa cenno ad un mantenimento delle agevolazioni precedenti e poi nelle tabelle si scorge la “sorpresa”».

Per Sebastiano Costalonga (Ugl), l’aliquota deve essere ripensata: «Quella misura garantiva assunzioni. Se si vuole fare cassa, i soldi devono arrivare da Roma». Per l’assessore al bilancio, Michele Zuin, togliere l’esenzione è stata una «precisa scelta politica»: «Non capisco perché ci si sorprenda solo ora, la misura era stata spiegata in commissione. Avevamo riscontrato numerosi casi di persone che aggiravano la norma e che magari assummevano in maniera fittizia qualcuno solo per pagare una tassa irrisoria».

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