Venezia, libreria chiude e arriva un ristorante

Un'altra luce si spegne nella città della cultura. Lo avevano annunciato qualche settimana fa, sperando nel miracolo. Adesso la Libreria Francese di San Giovanni e Paolo ha definitivamente chiuso i battenti. Al posto di saggi e libri d'arte in Barbaria de le Tole, di fronte alla chiesa dell'Ospedaletto, vetrine disadorne e stanze vuote. Al posto della celebre libreria, centro di cultura e luogo di incontro per editori, artisti, case editrici, nota anche all'estero e in particolare in Francia, sta per aprire l'ennesimo ristorante turistico. «Abbiamo deciso di chiudere, dopo 40 anni di attività», dice il fondatore Dominique Pinchi, musicista, pittore e studioso d'arte che aveva cominciato l'avventura nel 1976, «quando ci è stato reso impossibile continuare. Un ultimo atto di dignità è stato programmarne la fine».
L’appello rivolto a Comune e governo a salvare uno degli ultimi luoghi culturali privati della città è caduto nel vuoto: dalla politica e dalle istituzioni nessun segnale. «La politica si è rivelata insensibile a salvare un luogo che non era solo una bottega, ma vivificava la città e l'intero quartiere», denuncia Picchi insieme alla socia Ornella Caon, «e ciò ha consentito la fine di un frammento vivo di cultura».
Negli anni la Librerie francais di San Giovanni e Paolo ha avuto come clienti e sostenitori personaggi come il presidente Mitterrand, l'ex ministro Jack Lang, gli scrittori Alain Peyrefitte, Marc Alyn e Philippe Sollers. Il ministro alla Cultrua francese Aillagon aveva conferito a Pinchi la prestigiosa onorificenza di Officier des arts e letters. Studioso e scrittore lui stesso, aveva pubblicato un volumetto sull'arte rinascimentale a Venezia dal titolo “A che santo votarsi”, con teorie inedite e rivoluzionarie sui dipinti di Bellini, Carpaccio, Giorgione. Ma anche un gran numero di testi inediti sulla città e le sue meraviglie artistiche, tradotti in francese. Una libreria, ma anche una piccola casa editrice con molti sostenitori Oltralpe. Dominique e Ornella non sanno darsi pace. «La città si sta trasformando e questo è grave», dicono, «ma la cosa terribile è che un'altra libreria non esiste più. Se un libraio non semina semi di cultura per far nascere alberi, la perdita è irreparabile. Mi chiedo perché nessuno pensi a tutelare questi luoghi di cultura, come si fa con i musei e le chiese. Lo Stato e i Comuni potrebbero farlo, invece tutto sparisce nel silenzio generale. Il sistema di produzione delle idee e della cultura è parte integrante del capitale di una nazione. Abbiamo cercato di promuovere la coscienza e la memoria di questa città degradata. Non ci siamo riusciti, anche per l'insensibilità della politica che accetta questo processo di distruzione e commercializzazione al ribasso. A questo punto non resta che invocare San Girolamo perché vegli sull'editoria cartacea e sui librai, ambasciatori di cultura». Del patrimonio custodito nei locali della Librerie francais non resta più nulla.
Molti libri sono stati acquistati in svendita gli ultimi giorni, altri adesso sono a casa di Dominique e Ornella. Librai storici che hanno dovuto arrendersi al turismo.
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