Venezia, il nuovo presidente del porto Gasparato punta sul waterfront e sulla rigenerazione urbana

Matteo Gasparato, nuovo presidente dell’Autorità di Sistema Portuale di Venezia, ha presentato a Palazzo Ducale le linee guida del suo mandato. Tra le priorità, il recupero del rapporto con la città e il progetto del nuovo waterfront tra Santa Marta e San Basilio

Francesco Furlan
Il waterfront di Venezia interessato dal progetto
Il waterfront di Venezia interessato dal progetto

“Recuperare la relazione tra porto e città”. Si spiega così la scelta del nuovo presidente del Porto di Venezia, Matteo Gasparato di presentare a Palazzo Ducale – e non nella sede dell’Autorità portuale, a Santa Marta - le linee guida del suo mandato.

E il recupero del rapporto con la città passa anche attraverso, per citare uno dei maggiori elementi di novità emersi, ricominciare a ragionare sul nuovo waterfront, compreso tra Santa Marta e San Basilio. “Ho chiesto allo Iuav di cominciare a immaginare un nuovo waterfront di Venezia”, ha detto Gasparato, “uno spazio che rappresenta un biglietto da visita per Venezia, e che deve essere pensato insieme all’amministrazione comunale”.
Proprio il progetto del waterfront portato avanti dal precedente presidente, Fulvio Lino di Blasio, aveva creato i maggiori attriti con il Comune e in particolare con il sindaco Luigi Brugnaro, che imputava all’Autorità portuale di aver agito senza il coinvolgimento del Comune, in un’area di cerniera fondamentale per l’accesso a Venezia come quella di Santa Marta. Il Porto aveva realizzato anche un bando di gara, vinto dalle società Cecchetto&Associati, Proap e da Arup Spain, che era poi però rimasto nel cassetto proprio a causa delle divergenze tra Autorità e Comune.
“Si riparte ex novo, lo Iuav ha piena libertà, anche dialogando con il Comune, di immaginare il nuovo waterfront”, ha aggiunto Gasparato cercando quindi di riallacciare il dialogo tra Autorità e Comune.

Il futuro 

E sul futuro delle aree portuali Gasparato ha aggiunto: “Entro un anno vorrei arrivare all'approvazione di un nuovo Dpss. Serve adottare questo strumento perché non ricordo da quanto Venezia non adotta un piano regolatore portuale. È la base per un porto che cresce in maniera equilibrata, sostenibile e partecipata". Una partite che riguarda anche le zone di confine tra Porto e Comune, che riguardano anche la parte di Porto Marghera rivolta verso via Fratelli Bandiera, dove inizia il quartiere residenziale di Marghera.
Parlando dei progetti in corso, Gasparato ha definito il progetto ex Montesyndial “il più importante intervento strategico per il futuro del traffico container nel porto di Venezia". Un'area "con una potenzialità superiore a 1 milione di Teu annui in grado di riportare Venezia stabilmente nel circuito dei traffici containerizzati di media scala, valorizzando la sua posizione sul Mediterraneo orientale e l'Europa centro-orientale”.

Il primo step

Il primo trancio funzionale del valore complessivo di 189 milioni di euro "è attualmente in corso e consentirà la messa in esercizio dei primi accosti e delle prime superfici operative entro il 2026. Qui mi sento di spendermi sulle date perché i lavori sono già in corso. Ma Monsyndial - ha evidenziato -, non è soltanto un'opera portuale, è un progetto di rigenerazione urbana e industriale che trasforma un'area storicamente segnata dalla chimica di base in un moderno terminal logistico integrato".
C’è poi tutta la partita relativa ai progetti commissariali. Se per la nuova isola delle Tresse è già arrivato, nei giorni scorsi, l’ok dalla Commissione Via, sono attesi tra gennaio e febbraio i pareri che riguardano gli altri progetti ritenuti strategici: l’escavo del canale Vittorio Emanuele per il ritorno delle navi da crociera alla Stazione Marittima, l’escavo del Malamocco-Marghera per l’accessibilità delle navi dalla bocca di porto di Malamocco, e la realizzazione del nuovo Terminal per le crociere lungo il canale Nord, sulla sponda Nord.

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