Carcere, caldo insopportabile: in arrivo altri 50 ventilatori

Lo scorso anno il Patriarcato di Venezia aveva donato condizionatori ai detenuti. Nei giorni scorsi un altro sopralluogo del cappellano, don Massimo Cadamuro

Marta Artico
Una protesta in carcere a Venezia
Una protesta in carcere a Venezia

Più ventilatori per il carcere. Se chi vive in città e non ha l’aria condizionata può rifugiarsi nei centri commerciali, sotto un albero o trovare un luogo fresco dove riuscire a respirare, la stessa cosa non vale per le persone che si trovano in carcere.

Come ogni anno l’afa è arrivata puntuale, alla stessa stregua dell’umido e del caldo insopportabile, per i detenuti della casa circondariale di Santa Maria Maggiore. Nelle celle condivise, le temperature sono roventi, tanto che l’anno passato qualcuno le aveva definite “l’inferno dantesco”. E non tutti possono permettersi un ventilatore.

Giovedì il cappellano del carcere, don Massimo Cadamuro, assieme agli agenti e agli addetti ai lavori, ha effettuato un sopralluogo, per capire quanti ventilatori servirebbero e in quanti sono senza in questo momento in cui ce n’è un stremo bisogno.

Sempre l’anno scorso, un donatore ne aveva regalati una cinquantina, altri trenta erano stati donati dal Patriarcato, per alleviare le giornate bollenti dei detenuti, un atto di carità accolto con grande gratitudine. Quest’anno si replicherà, perché ne servono almeno altri cinquanta.

Anche perché l’utilizzo a palla porta al loro veloce deperimento e al fatto che spesso si rompono o si surriscaldano smettendo di funzionare. Quello di refrigerare le celle, in ogni caso, è un tema all’ordine del giorno, che si riproporrà tutta l’estate. Non più di qualche mese fa, i cappellani delle carceri del Triveneto – riuniti al Centro Pastorale di Zelarino insieme all’arcivescovo di Gorizia Carlo Maria Redaelli, incaricato per la pastorale penitenziaria del Triveneto -, preoccupati per l’allarmante numero dei suicidi e per la gravità della situazione di sovraffollamento, comune a tutti gli istituti del territorio, avevano rinnovato in modo unanime l’appello alla comunità ecclesiale e civile e alle istituzioni perché fossero messe in atto tutte le strategie possibili, con risorse umane ed economiche e soluzioni giuridiche alternative, per fronteggiare in modo adeguato e duraturo la crisi attuale.

I cappellani avevano rilanciato le parole e l’invito di Papa Francesco affinché “si continui a lavorare per il miglioramento della vita carceraria così che la vita sia sempre degna di essere vissuta”. Lunedì nel carcere maschile l'Usl 3 Serenissima e la direzione dell'Istituto penitenziario tracceranno un bilancio delle attività intraprese insieme a favore delle persone detenute.—

 

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