Venezia al tramonto: la città si affida alla Fortuna

Canale della Giudecca e Punta della dogana nelle foto di Michele Alassio. Dall’incubo coronavirus fino alle speranze di un nuovo giorno 

VENEZIA. La bellezza assoluta di un tramonto sul Bacino San Marco e il Canale della Giudecca. L’aria limpida ripulita dal vento di bora, la luce che se ne va e con gli ultimi bagliori colora gli antichi marmi di rosso. Fino a svanire del tutto. Il silenzio e i simboli della città ben visibili nella “quarantena” della città sospesa. Senza rumori e senza traffico. Senza turisti e senza abitanti per strada.

“Our darkest hour” è il titolo del lavoro di Michele Alassio. Due scatti intensi. Nel primo, qui sopra, lo skyline dei simboli della città d’acqua. Le cinque cupole della Basilica di San Marco, a destra. Il campanile paron de casa con il sole che scende. La Basilica della Salute, a sinistra, simbolo del voto fatto nel 1630 dai veneziani per chiedere alla Vergine la fine della pestilenza. Le acque, il canale della Giudecca e a sinistra le facciate palladiane dei templi del Redentore - anche questo un voto contro la peste del 1575 - e le Zitelle.

Nell’immagine sotto, la Fortuna.

La scultura di Bernardo Falconi, due atlanti che sorreggono la sfera di bronzo dorato. E in cima la statua rotante della Fortuna. Il segnavento che indica alla città e ai naviganti la direzione dei venti. Bora da Nord Est quella che soffiava l’altra sera al momento dello scatto. Vento che gira e può cambiare direzione.

Proprio come la Fortuna.

Per i Veneziani, la statua della Fortuna e la Dogana da mar, opera secentesca del Benoni, rappresentano due simboli della città di mare. Le sue luci e i suoi silenzi adesso testimoniano di un mondo sospeso, che aspetta di tornare a vivere quando l’emergenza sarà passata. Confidando nell’alba che verrà dopo il tramonto. Nella preghiera e nella buona politica. Ma anche, perché no, nell’aiuto della Fortuna. —

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