Va' Pensiero al posto di Bella Ciao

Mirano. L'ordine è arrivato dal Comune. Infuria la polemica politica
La banda di Mirano non ha intonato Bella Ciao
La banda di Mirano non ha intonato Bella Ciao
 MIRANO.
Bella Ciao «tagliata» dal sindaco su suggerimento dei suoi e sostituita col Va' Pensiero. Ecco i retroscena sulla mancata esecuzione del canto dei partigiani durante le celebrazioni del 25 aprile. In città non si parla d'altro e la polemica, in un clima politico avvelenato, è travolgente.
 Un carteggio informale tra banda musicale e Comune, portato alla luce da La Nuova, svela la volontà del sindaco di non far suonare l'inno della Resistenza.  Nei giorni precedenti l'anniversario della Liberazione, col protocollo delle celebrazioni in piena stesura, il direttivo della banda sottopone al sindaco due possibili programmi musicali.  Nel primo si propone di eseguire l'Inno nazionale di Mameli, il Silenzio in onore dei caduti e una «fantasia» partigiana che prevede, tra gli altri, anche il «Bella ciao».  E' lo schema tipico di una celebrazione per il 25 aprile. La seconda proposta, più gradita alla maggioranza, prevede solo l'Inno nazionale e il Silenzio.  Roberto Cappelletto ci mette poco a scegliere e dopo un veloce consulto coi suoi non sceglie né l'opzione A, né l'opzione B: prende però la seconda ipotesi, quella senza il «Bella ciao» e ci aggiunge il Va' Pensiero, famoso canto risorgimentale tanto caro alla Lega, che l'ha eletto a inno nazionale padano. La banda esegue e non potrebbe fare altrimenti. Ma in piazza il programma stona con le celebrazioni. I partigiani non gradiscono, intonano a voce il «Bella ciao» e più di qualcuno in piazza si unisce al coro. Ma soprattutto si scatena la caccia al suggeritore, dopo che si diffonde la voce che il sindaco abbia impartito gli ordini per volere di alcuni della maggioranza, che il «Bella ciao» proprio non lo volevano. La polemica è così servita. Viviani Lorenzon, la destra della maggioranza, non nasconde la sua opinione: «Bella Ciao è diventato un inno che ha colore politico - afferma - andava bene allora, oggi non è più espressione della Liberazione, è di parte».  Per Claudio Trevisan, Udc: «Non avrei suonati Bella Ciao ma neppure il Va' Pensiero: solo l'inno nazionale e il silenzio sono canti che uniscono». Durissima invece Rifondazione: «Chi ha paura di Bella Ciao o è un fascista o è un ignorante o probabilmente entrambe le cose - attacca Luigi Gasparini - non strumentalizziamo la musica per mascherare il fallimento di questa maggioranza».  

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