Una rosa alla compagna Si rinnova la tradizione del bòcolo veneziano

L’origine leggendaria della consuetudine elegante che lega questa giornata al gesto di regalare il fiore rosso a una donna 
Interpress\M.Tagliapietra Venezia 25.04.2019.- Anniversario della Liberazione d?Italia. Bocolo
Interpress\M.Tagliapietra Venezia 25.04.2019.- Anniversario della Liberazione d?Italia. Bocolo

IL RITO



Venezia festeggia 1.600 anni di storia e, in questa, da tempo è incastonata la tradizione del bocolo, rosa rossa che gli uomini donano alle loro compagne, ma che in molte famiglie ha visto allargare questo omaggio floreale non solo alle mogli, pure a figlie o madri.

Una tradizione che avrebbe due basi di partenza con altrettante leggende. La prima trova le sue radici nel lontano IX secolo. Protagonisti ne sono Maria, detta Vulcana per i suoi capelli rossi, e il giovane Tancredi. La ragazza era figlia del Doge Orso I Partecipazio, quindi proveniva da una delle famiglie più in vista della città sull'acqua. Tancredi era un giovane bello e coraggioso, ma di umili origini, ragione per cui il padre non ne voleva sapere di questa relazione. La fanciulla allora consigliò all’innamorato di andare a combattere per essere visto dal Doge per la gloria delle sue imprese. Lui si arruolò e combatté agli ordini di Carlo Magno contro i Mori di Spagna. In poco tempo divenne famoso per le sue valorose gesta. Ma un giorno fu ferito in battaglia, cadde tra le rose bianche, e con il suo sangue queste divennero rosse. Prima di morire chiese ai compagni di portare alla sua amata uno di quei boccioli.

La seconda leggenda è invece collegata proprio alla data del 25 aprile, giorno in cui ricorre la festa di San Marco, patrono di Venezia. Qui la tradizione del bocolo trae origine da un roseto che cresceva vicino al luogo originario di sepoltura dell'evangelista. Il roseto fu regalato a Basilio, un marinaio che viveva alla Giudecca, come riconoscimento per aver aiutato nel trafugare le spoglie del santo per portarle a Venezia. Quando Basilio morì, il roseto divenne un divisorio tra le proprietà spartite tra i suoi due figli, che però litigarono a lungo tanto che il roseto smise di fiorire.

Molti anni dopo, proprio un 25 aprile, una ragazza e un ragazzo appartenenti alle due famiglie si innamorarono parlandosi attraverso il roseto. Le rose ripresero a fiorire, e una di quelle fu data in dono dal giovane alla sua amata. Due leggende che partono dall'amore tra due giovani e che oggi regalano alla città questo gesto.

Una tradizione sulla quale Confartigianato Venezia ha posto in queste ore l'accento, ricordando a tutti i veneziani la genuinità del gesto, e l'importanza che questo sia accompagnato da un acquisto consapevole del bocolo, rivolgendosi solo alle fiorerie cittadine, specie in questo momento di difficoltà, e non agli abusivi che di sicuro, anche oggi, saranno presenti un po' ovunque.

In occasione poi della messa solenne in Basilica, il patriarca Francesco Moraglia sottolinea la figura del martirio di San Marco: «Fu discepolo ed evangelista e concluse la sua vita col martirio; antiche fonti riferiscono, in circostanze brutali, ad Alessandria d’Egitto con il suo corpo trascinato per la città lungo un selciato scosceso; alcuni “resti” sono incastonati, come reliquie, sotto l’altare della basilica a lui intitolata». —

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