«Una regia pubblica per l’ex Umberto I» Lo Iuav: noi pronti a dare una mano

Il rettore Alberto Ferlenga: «Servono idee e progetti precisi» Della Puppa: «Una soluzione con accordo pubblico-privato»
GIORNALISTA: Baschieri .AGENZIA FOTO: Candussi.LUOGO: Mestre.DESCRIZIONE: sopralluogo presso l'area dell'ex Umberto I con gli assessori e gli studenti di IUAV
GIORNALISTA: Baschieri .AGENZIA FOTO: Candussi.LUOGO: Mestre.DESCRIZIONE: sopralluogo presso l'area dell'ex Umberto I con gli assessori e gli studenti di IUAV



«I bilanci dei Comuni non consentono di acquisire tutti i luoghi che sono nella situazione dell’ex Umberto I, e ce ne sono tanti. Le amministrazioni hanno però la possibilità di influire sulle scelte urbanistiche. E possono avere un grosso aiuto da Università come la nostra. Noi abbiamo in corso un Workshop dedicato ad aree da recuperare dove si lavora, sulla base di dati forniti dagli uffici comunale, su progetti e idee realistiche e il contributo di architetti da tutto il mondo. La acquisizione da parte del Comune non è una garanzia assoluta di un buon risultato. Sono più importanti i progetti pensati e i vincoli per chi acquisisce aree come quelle dell’ex ospedale di Mestre». Anche Alberto Ferlenga, rettore dell’Università di architettura Iuav interviene sul caso dell’ex Umberto I: 4 ettari, dismessi da un decennio, che vanno all’asta il 16 luglio.

Nei giorni scorsi da Roberto D’Agostino a Gianfranco Vecchiato hanno spinto per una acquisizione pubblica dell’area. Lo chiedono anche seicento firme di cittadini che attendono un confronto con la giunta Brugnaro, che la Municipalità si è impegnata ad organizzare. E va detto che in queste ore l’amministrazione pare essere passata da un iniziale no ad una posizione attendista. Forse si vuole capire se la prima asta andrà deserta o meno.

L’urbanista Federico Della Puppa commenta: «L’acquisto dell’area da parte del Comune potrebbe essere una soluzione se la amministrazione poi attivasse forme di partenariato pubblico-privato per avviare una trasformazione che riqualifichi l’area, restituendone parte a usi pubblici e governando il processo. Penso ad una concessione a privati di parte delle aree per nuovi edifici e parcheggi, che si ripagherebbero con le tariffe». Un grande parco, aggiunge, «ha alti costi di manutenzione». Ma ci può essere spazio per un’area verde (necessario è il recupero delle rive del Marzenego, con l’antico ponte di accesso al castello), edifici e un grande parcheggio. Oggi l’area da 300 posti solo con i parcometri garantisce ad Avm incassi per 400 mila euro. Se sparisse, il contraccolpo per il centro sarebbe immediato ed evidente. Della Puppa continua: «L’idea del commercio lì dovrebbe essere di tipo nuovo, con spazi pensati per i giovani (dal co-working al co-housing). Fosse per me, ci vedrei bene anche un ostello in stile Anda (la struttura del Plaza aperta in via Ortigara, ndr)».

Storce il naso all’ipotesi albergo (prevista dalla variante del 2014 per le torri della fallita Dng) l’architetto Raul Pantaleo dello studio TAMassociati, che ha lavorato con Renzo Piano per il progetto G124 a Marghera. «Anzitutto, una operazione di questa portata», ci dice Pantaleo, «deve avere assolutamente una regia pubblica affinché una riqualificazione su quell’area non si risolva solo facendo leva sul turismo. Mestre non deve fare la fine di Venezia. L’area dell’ex ospedale è un bene comune strategico per il centro di Mestre e va pensato con una regia pubblica. Farci un parco? Ha costi importanti che richiedono ingenti risorse. Quell’area va pensata dall’amministrazione con la collaborazione di università e cittadinanza puntando a capire cosa sarà tra un decennio. In questo modo si fanno gli interessi della città e si convogliano gli investimenti privati sulla finalità pubblica», precisa l’architetto. L’Audis, associazione aree urbane dismesse, interviene: «Bisogna capire quali funzioni e quale processo il Comune è in grado di mettere in moto per attrarre soggetti capaci di passare dalle idee alle realizzazioni. Mestre ha bisogno di lanciare una nuova stagione di rigenerazione urbana e l’ex Umberto I è un nodo strategico». —



Riproduzione riservata © La Nuova Venezia