Un polo di sviluppo grazie all’Expo 2015

A Porto Marghera solo un parte dei 35 ettari dell’area del Parco è utilizzata: i progetti di rilancio
Di Gianni Favarato
VEGA mappa area Marghera
VEGA mappa area Marghera

Non c’è bisogno di coltivare sogni o incubi, a seconda dei punti di vista - come quello di costruire il gigantesco Palais Lumière di Pierre Cardin a bordo laguna o di creare dal nulla a Dolo una nuova cittadella con il nome di Veneto City - per realizzare un nuovo polo di sviluppo in una regione, come la nostra, che ha un numero di aree mai decollate con centinaia di capannoni inutilizzati.

A Porto Marghera, tra la terraferma mestrina e Venezia, c’è un’area complessiva di 35 ettari, già messa in sicurezza dal punto di vista ambientale, cablata con wi-fi a 300 mega bite, con banchine portuali e collegamenti stradali, ferroviari ed aeroportuali vicinissimi.

Si tratta dell’area del Parco tecnologico e scientifico Vega di proprietà di un consorzio pubblico-privato che prevede da anni un’estensione territoriale in quattro aree con un magnifico waterfront sulla laguna e il Centro Storico, ovvero il Vega 1, cioè quello già edificato e funzionante con 200 aziende insediate che pagano affitto e servizi ma con un problema di liquidità che ha portato il consorzio a chiedere il concordato preventivo; il Vega 2 di proprietà di Condotte Immobiliare; il Vega 3 di Immobiliare Complessi che fa capo a Giancarlo Tommasin; il Vega 4 di Docks Venezia srl delle famiglie Olivetti e Camerino, soci dell’agenzia turistica e marittima Bassani spa.

Il fatto è che, malgrado se ne parli da anni, a tutt’oggi solo l’area del Vega 1 è stata quasi del tutto edificata (tre palazzi per uso direzionale costruiti dal gruppo Guaraldo), mentre nelle altre tre aree del Vega, dop o l’acquisto, non è successo nulla, sopratutto a causa della crisi globale che ha colpito in primo luogo proprio il settore immobiliare.

Condotte per i l Vega 2 ha rilanciato la proposta di realizzare, insieme al consorzio (Scarl) proprietario del Vega 1, un polo fieristico a partire dalle iniziative collaterali all’Expo 2015 di Milano incentrate sull’acqua. «È necessario studiare con la massima attenzione quali sono le possibilità per queste aree che si trovano in una zona strategica per lo sviluppo del Veneto e di tutta l’Italia Settentrionale», osserva Giancarlo Tommasin. «L’unico serio tentativo di avviare nuove attività al posto della chimica pesante, ormai senza futuro, è costituito dal complesso Vega, che avrebbe dovuto costituire il punto di collegamento fra le due anime del Comune di Venezia. Il possibile utilizzo delle aree del Vega per l’Expo 2015 è un progetto che va seguito con attenzione e celerità, badando però a creare nuove strutture che siano utilizzabili anche dopo l’Expo. Sarebbe, infatti, un errore puntare soltanto sull’attività fieristica, visto che ci sono altri progetti in campo, come il centro di produzione multimediale e va tenuto presente la costruenda Città Metropolitana che potrebbe creare subito un primo nucleo operativo al più presto in alcuni degli uffici di proprietà».

Dal canto suo, Filippo Olivetti di Docks srl (Vega 4) ritiene «molto interessante» l’idea di utilizzare l’Expo come volano di uno sviluppo e si dice interessato alla proposta di utilizzare la sua e altre aree del Vega per l’Expo del 2015 «che potrebbe così diventare il volano capace di far sviluppare finalmente queste aree strategiche e già ben servite, in un’ottica di destinazione d’uso che non può essere solo quello direzionale. Di edifici ad uso direzionale ce ne sono già troppi, basta vedere via Torino o lo stessa Vega 1 che ha ancora uffici e spazi non utilizzati. Quel che manca, invece, sono strutture e servizi per il crescente numero di turisti che vanno e vengono ogni giorno da Venezia, destinato a raddoppiare nei prossimi dieci anni. Gli esistenti terminal del Tronchetto e di piazzale Roma per Venezia sono spesso in emergenza per il gran numero di turisti in transito e tra dieci anni la situazione sarà del tutto ingestibile. È necessario riflettere e decidere su un utilizzo delle aree del Vega in funzione di un settore in sicura espansione come quello turistico, prevedendo destinazioni d’uso di queste aree che comprendano anche la possibilità di realizzare strutture alberghiere e di ristorazione, un centro commerciale e una bella darsena sul vicino canale Brentella».

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