Un amico speciale, la politica era la sua vita

di Luigi Zanda * Il ricordo degli amici speciali che non ci sono più riemerge spesso nella nostra memoria. Nei momenti più diversi, per accostamenti inaspettati con i nostri pensieri, ci ritorna in...
Di Luigi Zanda *
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 09.11.2015.- "L'equilibrio della laguna ed il futuro di Venezia". San Leonardo. Senatore Luigi Zanda.
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 09.11.2015.- "L'equilibrio della laguna ed il futuro di Venezia". San Leonardo. Senatore Luigi Zanda.

di Luigi Zanda *

Il ricordo degli amici speciali che non ci sono più riemerge spesso nella nostra memoria. Nei momenti più diversi, per accostamenti inaspettati con i nostri pensieri, ci ritorna in mente qualcosa di loro. A me accade frequentemente di ricordare Gianni Pellicani, che ho conosciuto alla fine degli anni '70 del secolo scorso e con cui sono diventato amico, molto amico, nei dieci anni nei quali ho lavorato a Venezia, dal 1985 al 1995. Un'amicizia molto solida che è rimasta a lungo. Non ci siamo più persi sino al momento in cui se ne è andato via. Con Gianni ho parlato e discusso di tutto. Di politica, di economia, di cultura, di società, ma soprattutto di Venezia e della sua salvaguardia. La pensavamo allo stesso modo, anche se qualche volta avevamo opinioni diverse sul “come” fare. D'altra parte su Venezia e sulla salvaguardia, è pressoché impossibile trovare due persone che la pensino allo stesso modo su tutto. C'è sempre un punto di vista personale, un aspetto su cui discutere, un particolare che altrove sarebbe secondario, ma che a Venezia diventa decisivo. C'è una ragione. Venezia è un concentrato di complessità e le questioni che la riguardano sono al tempo stesso politiche ed economiche, idrauliche e ambientali, sociali e culturali. Un intreccio nel quale Gianni ed io ci siamo persi un'infinità di volte, a cena o passeggiando alle Zattere.

Le cose più belle di Gianni erano il suo carattere forte, la passione per le sue idee, la sua acutissima intelligenza politica. Ed anche la sua bella faccia, la faccia di un uomo che è abituato a pensare e a leggere, che ha avuto una vita felice, che ha molto lavorato e anche sofferto. Gianni era un uomo vero e sapeva che nella vita bisogna avere molta cura di quelli che ciascuno di noi considera i propri valori fondamentali.Il suo primo valore era la famiglia che, come sanno bene Fiorella, Ilaria e Nicola, veniva prima di tutto. Poi c'erano la politica e Venezia.

Per Gianni la politica era la vita, Venezia era la passione. Politicamente Gianni Pellicani era a tutto tondo un militante a tempo pieno del Partito Comunista Italiano. Ho sempre avuto l'impressione che, nonostante le incomprensioni e i distinguo, il suo essere un dirigente del pci contasse per lui anche di più di quello straordinario sodalizio politico e culturale che lo ha unito così strettamente a personalità come Napolitano, Amendola, Chiaromonte, Macaluso. C'era a quei tempi un'idea di partito, dell'appartenenza al partito, che oggi si è persa. Ed è un peccato!

Pellicani conosceva bene quali fossero nel nostro Paese il ruolo e il valore per la democrazia dei grandi partiti popolari di governo e di opposizione. Non solo negli anni della solidarietà nazionale ma anche, direi soprattutto, dal dopoguerra agli anni '70, il PCI ha contribuito dall'opposizione a dare solidità alla democrazia italiana e farle vincere le due grandi sfide di quegli anni: prima la ricostruzione, poi la lotta al terrorismo e all'eversione.

Oggi l'Italia sente il peso dell'assenza di un'opposizione matura come quella che l'ha resa solida n. el dopoguerra. Sente il peso di un'opposizione frantumata o anti-sistema. A nessuno conviene rallegrarsi delle difficoltà delle opposizioni. Io non me ne rallegro ed anzi me ne preoccupo perché in democrazia la sola maggioranza, senza il confronto continuo con un'opposizione vera, non è in grado di garantire un equilibrato sviluppo del paese.

Gianni Pellicani tutto questo lo sapeva bene e ci credeva. Ed è anche con il suo attivo contributo di dirigente politico, che il Partito Comunista per molti decenni ha fatto in Italia un'opposizione dura ma mai populista, mai diretta ad abbattere le regole del gioco. Gianni sapeva che maggioranza e opposizione, anche se in lotta tra loro, non sono due mondi separati. Ambedue debbono essere custodi del buon funzionamento dello Stato, consapevoli che una rottura delle regole danneggerebbe tutti, anche chi l'ha voluta.

Se per Gianni la politica era la vita, Venezia era la passione.Una passione che curava non solo con una sana egemonia politica nella sua città, ma anche con competenza tecnica, con esperienza, con una conoscenza approfondita della storia e della cultura veneziana.Su Gianni e Venezia si potrebbe parlarne all'infinito.Faccio solo una considerazione sulla “visione” che Pellicani è riuscito a trasferire nella grande legge speciale del 1973 di cui lui è stato uno dei più influenti autori e protagonisti. Il senso della legge sta, evidentemente, nel suo dettato complessivo.Ma se vogliamo fermarci ai suoi capisaldi, dobbiamo ricordare soprattutto l'articolo uno. Al primo comma recita: «La salvaguardia di Venezia e della sua laguna è dichiarato problema di preminente interesse nazionale».

Io non so se sia stato Gianni Pellicani a scrivere queste parole. So, però, che corrispondono al suo pensiero. Venezia non è e non può essere solo un problema locale. È persino qualcosa di più di una questione di “preminente” interesse nazionale. È un bene di interesse mondiale sul cui destino e sui modi con i quali viene governata sono puntati gli occhi dell'opinione pubblica e della cultura di tutto il mondo. Aver iniziato con quella affermazione la legge speciale, non è retorica. È un indirizzo politico che il Parlamento anche oggi dovrebbe tener più presente.

L'articolo uno prosegue: «La Repubblica garantisce la salvaguardia dell'ambiente paesistico, storico, archeologico ed artistico della città di Venezia e della sua laguna, ne tutela l'equilibrio idraulico, ne preserva l'ambiente dall'inquinamento atmosferico e delle acque e ne assicura la vitalità socioeconomica». Qui c'è tutta la concezione di Gianni e dei veneziani sulla città e sulla laguna. C'è la sintesi della complessità veneziane, c'è la ragione dell'unitarietà dell'ecosistema, c'è l'indirizzo che deve tuttora guidare le decisioni pubbliche ogniqualvolta è necessario disporre interventi su Venezia e sulla laguna.

Più volte negli ultimi tempi mi sono chiesto cosa avrebbe detto Gianni Pellicani se si fosse trovato a dover decidere sull'ingresso delle grandi navi in laguna e sul loro attracco alla Marittima. Gianni, che aveva grande attenzione agli equilibri lagunari, ma l'aveva anche per il mondo del lavoro. Per prima cosa avrebbe chiesto di non mettere in conflitto il porto, il turismo, l'occupazione e lo sviluppo economico con l'equilibrio dell'ecosistema e la sicurezza fisica di Venezia. Le battaglie di chi non ha a cuore l'unitarietà dei problemi, hanno sempre fatto male a Venezia.

Penso anche che avrebbe fatto una raccomandazione. Evitate di scavare nuovi canali navigabili in laguna prima di aver chiarito con tutti i mezzi di cui oggi la scienza dispone, quali potrebbero essere i loro effetti sul regime generale delle acque e delle correnti di marea all'interno della stessa laguna. Avrebbe detto, e io lo condivido, che prima di decidere questo o quell'intervento, dovremo capire bene qual è l'idea complessiva di Venezia per la quale stiamo lavorando, per quale futuro stiamo preparando la città.Perché questo era Gianni Pellicani. Un uomo che ha dato la vita per la politica e ha vissuto con la passione per Venezia. Un uomo che oggi avrebbe chiesto ai veneziani di tenere insieme i diritti dei lavoratori, lo sviluppo economico di Venezia con la salvaguardia della città e della laguna.

* Capogruppo Pd in Senato

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