Ultimo saluto al prof Margiotta Don Artemio: il nostro tempo ha bisogno di uomini come lui

omaggio in duomo
Il duomo di Mirano gremito, ieri mattina, per dare l’ultimo saluto al professor Umberto Margiotta, spentosi a 72 anni dopo mesi di lotta contro la malattia. Una grande manifestazione di affetto e vicinanza da parte della comunità, dove il professore era conosciuto e stimato da tutti.
Insieme alla famiglia, alle esequie erano presenti vecchi amici, allievi, colleghi dell’università e conoscenti. A rappresentare la cittadinanza, la sindaca Maria Rosa Pavanello e il vice sindaco Salviato, per Ca’ Foscari il professor Pier Francesco Ghetti, che ha portato il cordoglio del rettore Michele Bugliesi.
Il parroco don Artemio Favaro ha ricordato «la fermezza e la dignità» che hanno segnato la vita del professor Margiotta, anche nei suoi ultimi momenti. Ne ha poi rievocato la statura culturale e professionale, insieme elevata e umile, scevra di qualsiasi alterigia. «È di questi uomini che il nostro tempo ha bisogno, specialmente oggi. Ci stanno mancando, e ci mancheranno».
Margiotta, professore emerito di Pedagogia, ha dedicato la sua vita all’insegnamento e all’educazione dei giovani, un compito che ha portato avanti con dedizione e amore. «Un amore che scaturisce dalla forte convinzione di essere a servizio di quei valori che ti precedono», ha rammentato don Favaro. «Perché sui valori dell’educazione, della formazione, dell’insegnamento come palestra di vita, non si transige». La sindaca Pavanello ha descritto il professore come «disponibile ed entusiasta, sempre pronto ad accogliere proposte e idee. Insieme alla moglie Margherita, ha contribuito al progresso culturale e umano di Mirano». È poi intervenuto il collega e amico Massimiliano Costa, che ha esaltato il lato umano di Margiotta. «Amavi guardare avanti con tenacia e perseveranza», ha detto commosso, «Mi hai sempre detto “studia e combatti per quello che ritieni giusto”».
Toccante il ricordo del figlio Manuel: «Caro papà, adottandomi hai fatto un gesto nobile, altruista e rivoluzionario: sei stato un esempio di coraggio, andando contro ogni pregiudizio. Mi hai capito, mi hai accettato, mi hai preso per mano». Manuel ha chiuso la cerimonia leggendo l’ultima dedica del padre: «Nel mare dei tuoi talenti la mia barca arranca volenterosa. Il tuo mare lambirà coste e promontori, porterà vita e speranza. La mia barca, accompagnandoti, al fine approderà in un porto, e mi addormenterò al ritmo delle onde». —
Carlo Romeo
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia