Ucciso dal Covid in 6 giorni, aveva 61 anni: lutto a Spinea

La moglie di Massimo Tegon: «Mi ha scritto la sera prima, poi l’hanno intubato ed è morto». Anziani, altre due vittime a Villa Fiorita. Balzo dei contagi

SPINEA. «Mi ha mandato l’ultimo messaggio la sera prima di andarsene, “Ci sentiamo domani, amore”, con dei cuori. E invece non l’ho più sentito. Alle 6 lo hanno intubato e alle 7 se ne è andato». Di fronte a un dolore tanto grande e inatteso Arianna Martellato - moglie di Massimo Tegon, scomparso venerdì per il Covid, a 61 anni - non riesce a trovare pace. «In sei giorni. Il Covid me lo ha portato via in sei giorni». Qualche acciacco dell’età c’era, ma Tegon stava bene. Appare una lotta impari quella del virus nella nostra provincia, dove ieri si è registrata l’ennesima valanga di casi, 623 ogni 24 ore. Ventisei all’ora. Praticamente uno ogni due minuti. Un’enormità, considerando che il record precedente, del 31 ottobre, era di “appena” 362 nuovi contagi. Supera dunque “quota 6 mila” il totale dei positivi: 6.587. E subisce un'impennata anche il numero dei ricoveri: 33 in più in 24 ore, di cui 2 in terapia intensiva. Fino al totale, dunque, di 271 posti letto occupati, di cui 22 nei reparti di rianimazione. Tra i nuovi positivi ci sono anche quattro vigili dell’Unione dei comuni del Miranese, i cui colleghi ieri sono stati sottoposti al tampone. In questo scenario si registrano anche tre decessi. Due erano anziane ospiti della casa di riposo Villa Fiorita di Spinea, dove salgono a 5 le morti per Covid, mentre rimangono 100 i positivi: 69 ospiti e 31 operatori. E preoccupa in generale la situazione di Spinea, dove viveva lo stesso Massimo Tegon, diversi dei suoi amici abituali, con i quali spessi si vede in osteria, sono infatti ricoverati in ospedale per Covid. Frequentavano gli stessi luoghi.

A ripercorrere quanto accaduto è la moglie: «Martedì gli è salita la febbre a 39.5, il giorno successivo è stato sottoposto al tampone, con l’esito arrivato sabato mattina: positivo. È stato subito portato all’ospedale di Mirano e, la sera, è stato trasferito a Dolo. Prima in Medicina, poi in Pneumologia, con il casco. Alle 5 di venerdì mi hanno chiamato i medici, dicendomi che non aveva passato una notte serena, alle 6 mi hanno detto che lo avevano intubato».

Alle 7 la chiamata più atroce. «Quando papà è stato male, io ero all’Università per un esame per diventare tecnico comportamentale», ricorda la figlia, Chiara. «La mamma mi ha chiamato per farmi le congratulazioni e mi ha detto che papà non stava molto bene. Mai avremmo immaginato una tragedia del genere». Originario di Marghera, Massimo Tegon aveva lavorato tanti anni come capo metalmeccanico per la Idromacchine di Marghera, ma negli ultimi anni era passato all’Enel di Fusina, dove era impiegato come manutentore delle macchine. Era in pensione da poco più di un anno, per via dell’amianto.

Quattro anni fa aveva subito il lutto della scomparsa del fratello gemello, Mauro, poligrafico alla Nuova Venezia. «Papà era un brav’uomo, tanto amato, pieno di amici. Gli piaceva andare a mangiare fuori, fare le grigliate, andare nei bacari per cicchetti. Era proprio una buona forchetta». E sono anche i suoi compagni di osteria a ricordarlo: Giorgione Tolomio, Bepi Artusi ed Eddy Bistacco: «Non pensavamo ci lasciasse così. Ci siamo sentiti per messaggio in questi giorni e Massimo manteneva sempre il suo spirito e la voglia di fare». I funerali avranno luogo in data da destinarsi nella chiesa Santa Maria Bertilla a Spinea. —

Ha collaborato Lorenzo Baldoni


 

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