Truffa e peculato ai danni dell’Asl assolto il cardiologo Morrone

San Donà. Scagionato lo specialista accusato di aver usato la strumentazione dell’azienda sanitaria durante le visite private. A favore del medico era scattata anche una petizione popolare dei pazienti
Di Rubina Bon

Il cardiologo Andrea Morrone era a processo con le pesanti accuse di peculato e truffa ai danni dell’azienda sanitaria 10 Veneto Orientale, oggi confluita nell’Asl 3 Serenissima. Ieri mattina, al termine della sua requisitoria, la pubblico ministero Laura Cameli aveva chiesto la condanna a un anno. Ma il tribunale collegiale di Venezia (presidente Stefano Manduzio, a latere Fabio Moretti e Giorgio Piziali), ha accolto la tesi della difesa e ha pronunciato per il cardiologo la sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste, riservandosi 80 giorni di tempo per il deposito delle motivazioni della decisione.

Stando alle accuse formulate a suo tempo dalla Procura, il medico trevigiano si sarebbe procurato un ingiusto profitto, pari a 17 mila euro, poiché durante le visite mediche in regime privatistico effettuava ecografie senza darne comunicazione all’azienda sanitaria, con il risultato che l’ente pubblico non avrebbe potuto effettuare i prelievi sulla tariffa della visita per l’esecuzione dell’accertamento clinico. Di qui l’accusa di truffa.

Quanto al peculato, la Procura sosteneva che il dottor Morrone utilizzava un ecocardiografo di proprietà dell’azienda sanitaria per effettuare esami durante le visite in regime privato, restituendo immediatamente lo strumento a esame concluso. Ipotesi di reato, queste, che secondo l’accusa il cardiologo avrebbe commesso tra il 2007 e il 2014 all’ospedale di San Donà.

Nell’ottobre del 2015, la notizia del rinvio a giudizio del dottor Morrone aveva scatenato una vera e propria sollevazione popolare da parte di almeno un centinaio di suoi pazienti che avevano avviato una raccolta firme, a testimonianza delle qualità umane e professionali del medico.

Ieri in aula gli avvocati difensori del medico hanno sostenuto che, quanto alla truffa, mancassero gli elementi per la condanna. Per quanto riguarda il peculato, invece, il legale ha sottolineato come «Il dottor Morrone non ha sottratto l’ecocardiografo all’Asl». E ancora: «Lo strumento non era nel suo reparto, ma in un altro. Quindi ogni volta doveva chiederlo e il medico di turno o la caposala dell’altro reparto sapevano sempre dov’era».

La pubblico ministero Cameli, invece, ha sostenuto la colpevolezza del medico, chiedendone la condanna. Il tribunale ha deciso per l’assoluzione.

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