«Troppe spese, non apro più il banco a Rialto Vogliono mandarci via, questo posto fa gola»

L’intervista
«Vogliono farci morire. Non aspettano altro che ce ne andiamo tutti. È solo una questione di tempo».
Marco Bergamasco, 55 anni e più della metà passati in Pescheria, racconta che lui «il pesce ce l’ha nell’anima». Per questo prova rabbia nel vedere come negli ultimi venti anni non si sia fatto nulla per evitare quanto sta accadendo. Il servizio della Nuova Venezia di ieri sul rischio di chiusura del Mercato del pesce di Rialto, è stata una doccia fredda per i residenti e una triste conferma per molti esercenti.
Nessuna dichiarazione da Ca’ Farsetti, ma sono tante le voci che non rimangono in silenzio tra associazioni e veneziani.
Da quanto tempo lavora al Mercato del pesce?
«Ormai sono due anni che non apro più il banco e fornisco direttamente i ristoranti. Non potevo fare altrimenti. Le spese erano altissime e non si vendeva quasi più. Si parla di spopolamento e questi sono i primi effetti devastanti di un fenomeno che avanza da anni. Quando ho acquistato il banco l’ho pagato quasi 30 mila euro, dieci anni prima valeva 80 mila e adesso, anche se si vende con la licenza, nessuno vuole comprare, nemmeno a 10 mila euro. Un disastro».
Che cos’è cambiato?
«Sicuramente c’è un cambiamento nella società, si cucina di meno e il pesce dicono che puzza, ma mancano proprio i veneziani e lo sto dicendo con la morte nel cuore. Il problema non è infatti la crisi economica, ma il fatto che non c’è più nessuno che compra. Il Comune ci ha massacrati perché siamo più considerati area mercatale, ma senza vantaggi. Le spese che dobbiamo sostenere sono altissime, soprattutto per Veritas per il consumo di acqua e per il magazzino che dobbiamo avere, dato che Venezia è l’unica città in Italia con i banchi smontabili per volere della Soprintendenza».
Perché dice che vi vogliono mandare via?
«Il posto è molto appetibile e fa gola. L’anno scorso è venuto un imprenditore che ha chiesto a tutti se eravamo disposti a fare una sorta di mercato con il cibo locale. Ho percepito che c’è chi aspetta che ce ne andiamo per intervenire con altri progetti. Che la situazione sia tragica lo dicono anche gli anziani, quelli che hanno vissuto gli anni d’oro del mercato e se lo dicono loro... Non interessa all’amministrazione, basta guardare quanto il Comune stia facendo per il mercato di Mestre, senza fare nulla per quello di Venezia».
Come vede il futuro?
«Io il prossimo anno me ne andrò via. A Venezia lavoreranno solo gli istruttori di selfie e chi aggiusta i trolley».
Cosa si potrebbe fare?
«Prima di tutto riunire tutti i banchi, poi cercare di agevolare le spese e inserire una deroga alla vendita di molluschi, mettere dei limiti alle grandi ditte. Non so se si possa ancora fare qualcosa e non si può dire che non si sapeva perché da anni denunciamo che i veneziani se ne vanno. Io non riconosco questa città, almeno com’è diventata». —
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