Tronchetto, condanne ma niente racket

Non una costola della Malavita del Brenta, ma neppure un oratorio salesiano: al Tronchetto e a piazzale Roma per anni un gruppo di trasportatori “abusivi” - magari con licenza regionale o di altri comuni, ma che non avrebbero potuto comunque operare nei canali della città - hanno intimidito personale dell’ufficio Ava e Apt, autisti di pullman, dipendenti del garage del Tronchetto per dirottare i gruppi turistici dai mezzi pubblici ai propri taxi privati, hanno fatto atti vandalici ad Actv e Mercato Ortofrutticolo per utilizzarne i loro pontili, compiendo così concorrenza illecita ripetuta ai danni dell’azienda pubblica. Ma non hanno utilizzato metodi mafiosi.
Così si è espressa ieri la Corte d’Appello di Venezia, con una sentenza che tutto tiene: toglie agli imputati l’aggravante dei ricorso a metodi mafiosi - che in primo grado aveva portato fino a sette anni le condanne per il “gruppo di piazzale Roma” con Loris Trabujo, Adriano Rizzi, Maurizio Cappellotto e Gini Costantini - fa un sostanziale sconto di pena a tutti, ma respinge anche la tesi di fondo prospettata dal procuratore generale Rosin. Nella sua requisitoria, infatti, il Pg non solo aveva negato che di metodi mafiosi si fosse mai trattato, ma anche ricondotto le singole posizioni agli episodi di concorrenza illecita, minacce, danneggiamenti imputato per imputato. Così, ad esempio, da chiedere l’assoluzione per Loris Trabujo, armatore delle barche di piazzale Roma, intercettato a dar ordini a questo o quel sottoposto, condannato in primo grado a 6 anni e 3 mesi, ma non coinvolto in prima persona in episodi di minacce. La Corte d’Appello lo ha condannato a 3 anni e 9 mesi.
Complessivamente le pene sono passate dai 70 anni della sentenza del novembre 2009 ai 49 scarsi di quella di appello, confermando però tutte le provvisionali alle parti civili, in attesa che sia il Tribunale a stabilire i danni: 100 mila euro al Comune di Venezia, 50 mila ad Actv, 30 mila a Interparking, 10 mila all’Apt. «Siamo soddisfatti perché la Corte ha sostanzialmente recepito l’impostazione della sentenza di primo grado», commenta l’avvocato Marco Vassallo, che rappresentava Comune e Actv, «con una forte critica di fatto alle argomentazioni del Pg, che aveva chiesto la radicale riforma della sentenza». «E’ stata fondamentalmente respinta la tesi della Procura generale che aveva ridotto un fenomeno diffuso di concorrenza illecita a quattro episodi», commenta l’avvocato Elio Zaffalon, legale di Apt e Interparking, «le riduzioni di pena attengono a questioni di equità sulle quali non abbiamo nulla da dire, anche negare l’aggravante è un modo per pareggiare le responsabilità dei due gruppi, di piazzale Roma e del Tronchetto, senza differenziare il loro livello criminale». «Ricorreremo in Cassazione sulla quantificazione delle pene, ma è stato accolto il punto fondamentale del nostro ricorso in appello, ovvero, che a piazzale Roma non si sono utilizzati metodi mafiosi e che non c’è mai stato alcun legame neppur lontano con la banda Maniero e la malavita del Brenta», commenta l’avvocato Renato Alberini, difensore di Adriano Rizzi. I giudici hanno anche ridotto a 5 anni l’interdizione dai pubblici uffici per Trabujo, Rizzi, Costantini, Varagnolo e Millo, condannando tutti gli imputati a rifondere 8 mila euro di spese legali a Comune ed Actv e 4 mila ad Actv ed Interparking.
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