Telepass ai caselli, è boom di furbetti. Nel 2017 non pagati 15 mila passaggi sulla Venezia-Padova

Le auto si incollano al mezzo che le precede per passare e non sempre si riesce a risalire al numero di targa
MESTRE. Quasi 74 mila rapporti di mancato pagamento di cui 15.444 alle piste Telepass dell’A4 Venezia-Padova e del Passante di Mestre. Numeri piccoli, sul totale degli oltre 30 milioni di passaggi avvenuti nel 2017 ai caselli gestiti dalla società concessionaria Cav, ma comunque importanti in valore assoluto. Numeri che testimoniano come l’imprenditore padovano condannato pochi giorni fa in tribunale a Venezia a 1 anno e tre mesi per truffa (Cav si è costituita parte civile) non sia una mosca bianca sulle strade del Veneto: sono in molti a fare come lui, ad accordarsi ai mezzi in transito sulle piste telepass riuscendo a uscire dall’autostrada senza pagare.
 
Chi non paga e perché
Negli oltre 73 mila rapporti di mancato pagamento si possono individuare tre categorie di automobilisti. Ci sono quelli che non pagano perché qualcosa va storto. La mancata disponibilità di spiccioli o la carta di credito che non funziona. In questi casi - rappresentano la maggioranza - agli automobilisti viene rilasciata una ricevuta, con l’impegno a saldare il pedaggio, attraverso un bonifico, entro quindici giorni. Tanti saldano il debito, molti pagano in ritardo o si dimenticano: nel complesso dei 74 mila rapporti di mancato pagamento circa 30 mila infatti sono nel corso dei mesi stati saldati. Ci sono poi quelli che non pagano per scelta. Sono una decina, ma meritano di essere menzionati: non riconoscono le società autostradali, rivendicano il diritto di libera e gratuita circolazione e quindi, per scelta, non pagano e se ne vanno. Incredibile? Accade davvero. La terza categoria chiama in causa i furbetti, che transitano gratuitamente sfruttando il telepass di chi li precede.
 
I furbetti del Telepass
Il gioco è semplice, anche se piuttosto pericoloso. Nell’avvicinarsi alla pista Telepass del casello gli automobilisti si incollano a chi li precede, preferibilmente un camion. Questo perché aumenta la possibilità di farla franca: nella maggior parte dei casi infatti il rimorchio del mezzo pesante impedisce alla telecamera della pista di inquadrare la targa del mezzo che segue. Sport praticato da molti, ma pericolosissimo, perché aumenta il rischio di tamponamento. Rintracciare il furbetto risulta ancora più difficile se a guidare non è l’intestatario del mezzo. Per esempio nel caso dell’imprenditore padovano - autori di un’ottantina di transiti a scrocco - la polizia è riuscito a individuarlo solo, con un lavoro certosino, attraverso il telefonino agganciato alle celle dei ripetitori: in quel preciso momento, quando l’auto passava a scrocco, c’era proprio lui a bordo di quell’auto.
 
Mancato incasso
Di truffa si tratta, quindi. Non solo nei confronti di Cav, ma anche nei confronti dello Stato dal momento che circa il 30% dei proventi dei pedaggi finisce nelle casse dello Stato. Difficile dire quale sia l’ammanco di entrate provocato dai pedaggi non incassati. Alcuni dati ci sono, ma vanno presi con le pinze. Per esempio: l’importo di pedaggio complessivamente perso per rapporti di mancato pagamento emessi da Cav nel 2017 è stato di oltre 2,6 milioni di euro di cui 1 addebitabile ai furbetti del Telepass. Si tratta però di un importo lordo: questo perché il pedaggio è calcolato dalla stazione più lontana in mancanza della prova (biglietto) dell’ingresso da altra stazione. Dallo scorso 1 giugno è in vigore un accordo con la polizia stradale che permette al personale di Cav di procedere direttamente con l’accertamento delle violazioni dell’obbligo del pagamento del pedaggio.
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