Striptease per la Ferrari Industriale condannato

Per la Ferrari Scaglietti - che si era impegnato ad acquistare salvo poi pentirsene - non sborserà un euro, ma alla venditrice dell’auto di euro ne dovrà pagare 15 mila a titolo di danni. Risarcimento, questo, dovuto per la diffamazione: per aver sostenuto che la donna, dipendente di una concessionaria con sede nel Veneziano, lo aveva indotto a firmare il contratto d’acquisto della costosissima vettura dopo averlo stordito con alcol e sesso; più precisamente con sette bicchierini di grappa e con un bollente striptease. Spogliarello di cui, peraltro, aveva conservato la prova: gli slip tra i sedili. Il caso è finito davanti al tribunale civile che ha salomonicamente deciso.
L’industriale trevigiano S.B., protagonista della vicenda, non dovrà comprare la Scaglietti perché quella che aveva firmato era una proposta d’acquisto e non un contratto irrevocabile. Epperò dovrà risarcire la venditrice per averle attribuito performance erotiche in realtà mai avvenute.
Tutto ha inizio quando l’industriale che ha un patrimonio nascosto in cassaforte e un altro parcheggiato in garage - una Porsche 928 e una Mercedes Berlina - si presenta alla concessionaria per togliersi uno sfizio.
L’uomo desidera da tempo stringere tra le mani il volante e mettere sotto il piede l’acceleratore della mitica Scaglietti. Quello, decide, è il giorno giusto. E sembra addirittura perfetto quando ad avvicinarlo è una piacente signora, la venditrice appunto, che conosce tutti i segreti della vettura.
L’uomo sale per il giro di prova, poi i due si intrattengono per le trattative. Al termine di un lungo pomeriggio: l’industriale gongola: la «rossa» gli ha riservato grandi emozioni e per acquistarla è disposto a dar dentro il suo parco-auto. L’uomo firma così le carte della concessionaria.
Ma la notte porta consiglio e spegne le emozioni: al risveglio S.B. chiama la venditrice comunicandole che intende risolvere il contratto. Niente da fare, replica lei per conto dell’azienda: c’è la firma, se vuole stracciarlo paghi la penale. L’industriale per tutta risposta invia un fax spiegando il suo rifiuto. Un documento che recita più o meno così: «Quando ho firmato non ero in me, la venditrice mi ha ubriacato dandomi da bere sette grappe e poi mi ha sedotto con uno strip. Tanto che conservo gli slip».
Immediata la reazione della venditrice che, assistita dall’avvocato Fabio Capraro, lo ha trascinato davanti al giudice per diffamazione.
Il giudice Deli Luca ha dato ragione alla donna: non c’è slip che tenga, quella dello spogliarello è una diffamazione. Ragione per cui l’industriale dovrà pagare i danni.
D’altra parte però S.B., assistito dall’avvocato Nicola Chiesura, non dovrà sborsare i soldi della Scaglietti: un altro giudice ha stabilito che quella firmata era una proposta d’acquisto, non un contratto. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia