Cedimento sul tetto della piscina di Stra: l’architetto pagherà un milione

Il Centro Nuoto di Stra è stato realizzato nel 2012: otto anni dopo la scoperta di una flessione verso il basso. Il professionista potrà rivalersi per metà sull’impresa dei lavori e l’assicurazione

Roberta De Rossi

Era stato un giorno molto atteso, quello del settembre 2012, quando finalmente si è potuto tagliare il nastro della “nuova” piscina di Stra, con impianti a norma e il tetto rifatto, finalmente asciutto dalle infiltrazioni. Spesa di 1,4 milioni a "costo zero" per il Comune che ha raggiunto un accordo con il "Centro Nuoto Stra", gestore fino al 2032 della piscina.

A firmare il progetto e la direzione lavori l’architetto Germano De Gaspari, con opere realizzate dall’A.T.I. costituita dalle società Stratex S.p.a. (dichiarata fallita nel 2016 del Tribunale di Udine) e B.M.B. Costruzioni di Moro Aleandro & C. S.a.s..

Peccato, però, che nel luglio 2020 un dipendente del centro abbia alzato gli occhi al soffitto e abbia visto apparire una “pancia”, una flessione del tetto verso il basso. Il Centro Nuoto Stra incarica il perito Francesco Spigolon di valutare la situazione e il professionista indica l’urgente messa in sicurezza dell'intero tetto, riscontrando «il cedimento interno del solaio di copertura e la presenza di travetti deteriorati, oltre ad un tasso di umidità delle travature, all’interno del pacchetto di isolamento, di molto superiore alla soglia limite, con conseguente gocciolamento al suolo dalle tavole di abete a vista».

Ne è nato un contenzioso giudiziario durato fino a poche settimane fa, quando il Tribunale di Venezia ha condannato l’architetto De Gaspari a risarcire la società sportiva per quasi un milione di euro di lavori, potendosi poi rivalere per la metà sull’impresa BMB costruzioni (che ha sostenuto di aver semplicemente svolto i lavori da progetto) e per il resto dalla compagnia assicuratrice che, da parte sua, aveva sostenuto di non dover pagare.

Ma cosa è accaduto? Il tetto si è gonfiato a causa del vapore. Scrive il Ctu: «A seguito delle modalità di montaggio adottate e, in particolare, per l’avvenuta foratura della barriera al vapore inferiore (proveniente dalle vasche della piscina), si sono create le condizioni per l’ingresso del vapore all’interno dei pannelli prefabbricati, che si sono comportati come una gabbia d’umidità. Trattasi di errori, in primis, progettuali, oltre che di negligenza nella successiva direzione lavori».

Per la scelta dei materiali, il loro posizionamento non sigillato e l’infissione di una gran quantità di viti nei pannelli, creando forti per il passaggio dell’umidità. Il professionista si è difeso sostenendo che «si siano verificate infiltrazioni di acqua piovana dall’alto», ma il consulente del Tribunale ha «chiarito che tale situazione possa essersi verificata solo in conseguenza del precedente deterioramento del pannello OSB e delle travi secondarie, causate dall’accumulo di umidità filtrata dal basso».

Risultato a catena, per il Tribunale civile di Venezia l’architetto Germano De Gaspari dovrà corrispondere al Centro Nuoto Stra i 977.496,50, oltre Iva e interessi serviti per riparare il tetto; l’impresa BMB dovrà rifondere al professionista metà del dovuto. In ogni caso, la Lloyd’s Insurance Company SA risarcirà l’architetto delle somme anticipate e pagare 37 mila euro di spese legali al centro sportivo. Sentenza di primo grado, che chiunque - tra le parti - potrebbe appellare.

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