Speedline, chiesta la cassa integrazione

Dopo le feste l’incontro con i sindacati. La Cisl: «Ronal non pensi di intimorirci, non allenteremo la nostra protesta»
Rubina Bon

santa maria di sala

Poco meno di un mese fa l’annuncio da far gelare il sangue: lo stabilimento a Tabina di Speedline, l’azienda leader nella produzione di cerchi in lega, chiuderà entro fine 2022 e la produzione sarà delocalizzata in Polonia e Germania, lasciando 605 persone senza lavoro. Ora la notizia che Ronal Group, la casa madre svizzera che ha acquisito Speedline anni fa, ha presentato richiesta di cassa integrazione ordinaria per i lavoratori, in attesa della dismissione dello stabilimento. Alla base della decisione ci sarebbe il fatto che i magazzini sono pieni di prodotti visto che dal giorno in cui è trapelata la notizia della volontà di delocalizzazione, fuori dallo stabilimento è stato attivato un presidio che impedisce l’uscita dei camion e quindi dei pezzi. Una notizia passata di bocca in bocca tra i lavoratori al presidio che trova conferma dai sindacati, i quali però annunciano battaglia anche su questo versante.

«C’è stata la richiesta da parte dell’azienda ma non abbiamo ancora fatto l’incontro», spiega Matteo Masiero, segretario di Fim Cisl Venezia che sta seguendo la vertenza assieme alla collega Manuela Musolla di Fiom Cgil. Il faccia a faccia sul punto tra azienda e sindacati dovrebbe essere fissato subito dopo il rientro dalle ferie a gennaio. Alla Speedline l’attività lavorativa riprenderà lunedì 10, dopo la pausa natalizia iniziata domenica 19 dicembre (tra l’altro nel giorno della grande manifestazione a difesa dello stabilimento con 1.500 persone a villa Farsetti), a memoria la più lunga degli ultimi anni. La volontà di Ronal Group sarebbe quella di avviare l’utilizzo dell’ammortizzatore sociale già a partire dallo stesso gennaio, con ogni probabilità verso la fine del mese. Ma è una volontà che dovrà scontrarsi con le posizioni dei sindacati.

«Su questo tema ci confronteremo con le Rsu e con i lavoratori. Ma utilizzare l’alibi della messa in sicurezza dello stabilimento dovuto a problemi di spazio per eccesso di ruote stipate per minacciare di mettere i lavoratori in cassa integrazione ordinaria mi sembra una cosa inaccettabile», chiarisce Masiero, «Valuteremo se sia regolare dal punto di vista normativo l’utilizzo della cassa in questo caso. Se da Ronal Group pensano che qualche settimana di cassa integrazione possa spaventarci, si sbagliano visto che l’alternativa è la chiusura entro 9 o 12 mesi. Non sarà certamente la cassa integrazione a convincerci a togliere il presidio. Allenteremo la morsa solo se ritireranno la scelta di chiudere lo stabilimento».

La strada della lotta è tracciata e va sovrapponendosi a quella, ben più importante in una ipotetica classifica di valore, per evitare la delocalizzazione di Speedline all’estero. Anche ieri nessuna nuova dal Ministero dello Sviluppo economico che prima di Natale si era impegnato a riconvocare le parti quanto prima. A Tabina i lavoratori speravano entro il 25 dicembre, poi entro il 31. Ora l’auspicio è che si torni al tavolo prima del 9 gennaio, ovvero prima della ripresa dell’attività lavorativa. Ma, come sottolineano i sindacati, l’importante è che a quel tavolo si presenti l’azienda.

Inranto ieri lungo la Noalese è stato affisso un mega striscione lungo 40 metri: “Ronal, solo per aumentare i tuoi profitti stai togliendo dignità, diritti e speranza a più di 800 famiglie”. —



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