«Sono tutti contro di noi ma i clienti aumentano»

«Anzitutto non si può parlare di fumo ma di vapore e poi noi vendiamo non fumo ma della tecnologia, che non può fare male». Alessandro Grande, titolare di cinque negozi sparsi in provincia con...

«Anzitutto non si può parlare di fumo ma di vapore e poi noi vendiamo non fumo ma della tecnologia, che non può fare male». Alessandro Grande, titolare di cinque negozi sparsi in provincia con sette dipendenti, è stato il primo, per il marchio di “Ovale”, a portare a Venezia e Mestre le sigarette elettroniche. I divieti del sindaco e le nuove disposizioni in arrivo dal Ministero della Salute non lo preoccupano troppo. «Benvengano tutti i controlli, anche quelli periodici dei Nas dei carabinieri ma vorremmo che sull’uso delle sigarette elettroniche si sviluppasse in Italia una ricerca scientifica davvero seria e non uno scontro che è facile capire che ha non come primo interesse non la difesa della salute dei cittadini ma la difesa di interessi economici», spiega. Perché, continua a dire Grande, è evidente che l’avvento delle sigarette elettroniche ha tolto fette di mercato e milioni di euro a molti: all’industria del tabacco che vede ridurre il numero di fumatori; allo Stato che dai tabacchi guadagna; alle industrie farmaceutiche che vendono meno cerotti e chewing gum alla nicotina e pure alla federazione dei tabaccai. Del resto anche in tabaccheria e farmacie vendono sigarette elettroniche. «I controlli sono giusti. I nostri liquidi sono italiani, la nostra azienda è la maggiore esportatrice di liquidi di fabbricazione nazionale. E nonostante le polemiche e le discussioni di questi mesi, la clientela non è mai calata ma è sempre aumentata. Forse perché la gente oggi ha molti modi per informarsi», continua a spiegare Grande. Certo è, continua il titolare dei negozi “Ovale”, che una sigaretta elettronica certificata e con liquidi prodotti con accuratezza fa molto meno male del fumo di sigaretta: «I veleni contenuti in una sigaretta tradizionale sono molti ma molti di più e non c’è neanche il problema della combustione. La facciano una ricerca scientifica ma che sia davvero seria. Noi non potremmo che esserne soddisfatti. Ma ci lascino anche lavorare perché noi produciamo posti di lavoro». (m.ch.)

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