Sicurezza e degrado, quei ragazzi che sorvegliano Mestree

La prima tappa è viale San Marco, civico 99. Si tratta di un grande edificio che da una parte arriva sino a via Sansovino, un tempo centrale Enel, a fianco appartamenti abitati dai dipendenti, oggi vuoti, che si trasformano in rifugi appetibili per sbandati e senzatetto, o solo poveracci. I ragazzi del comitato Sos Mestre, smontano dall’auto, bardati per il freddo e per non farsi riconoscere, tirano su il cappuccio, mettono sciarpe e foulard che lasciano scoperti quasi solo gli occhi, e illuminano con la pila le finestre: qualcuna è rotta, le serrande sono state alzate e riabbassate, sacchetti davanti ai portoncini che si intravedono dal cancello. Qualche sera fa erano stati lì, sempre su segnalazione di informatori, avevano visto gente che cercava di entrare e un seghetto a terra. Un sito abitato, evidentemente, da qualcuno che ne aveva fatto la sua casa.
Giovedì era notte di “ronda” se la possiamo definire così, per il gruppo di giovani che da qualche mese girano la città in lungo e in largo, contattati da amici, conoscenti, semplici cittadini, cercando di non dare nell’occhio e soprattutto non farsi di volta in volta riconoscere. Sono giovani, hanno tutti tra i 21 e i 28 anni, conoscono moltissima gente, utilizzano reti di informazioni assorbite nel tempo, dalle stesse forze dell’ordine. Se la maggior parte dei coetanei dalle 23 all’una di notte “chattano”, guardano telefilm in tivù, stanno su Face book, loro invece si rendono utili ai cittadini, sorvegliando le zone “calde” di Mestre.
L’appuntamento, giovedì sera, era alle 22.45 circa in via Torino. Dopo viale San Marco, la seconda tappa è via Ariosto, zona via Piave, case dei ferrovieri. All’inizio della strada, poco avanti, ci sono dei garage, che i residenti del quartiere hanno cercato di illuminare, hanno pure attaccato dei cartelli con la scritta “Zona video sorvegliata” per tenere lontani i malviventi: eppure il traffico continua. I ragazzi indicano a terra: «Di solito ci sono siringhe, preservativi, tra l’erba si trova di tutto, dalle anfetamine ai sassi di eroina grezza, ne abbiamo trovato uno la scora settimana». «Li nascondono qui», indicano a terra.
Loro segnalano alla polizia, recuperano la refurtiva, fanno vedere che la zona è presidiata. Quel posto, gli è stato segnalato, da chi ci abita, da persone loro malgrado immischiate in storie di cui non vorrebbero sapere nulla. Tornando indietro lungo via Dante, per sbucare in via Cappuccina, basta guardare a destra, lungo una delle laterali vicine alla biblioteca: sopra una panchina ci sono delle figure che barcollano: «Eccoli lì», indicano i ragazzi, rallentano le auto, si fermano con il motore acceso. Le persone sulle panchine non si accorgono di nulla, stanno aspirando con delle cannucce da bottigliette: «Stanno tirando su eroina liquida», spiegano, «sono strafatti, non ci notano neanche». Uno subito dopo si accascia a terra. Nel frattempo qualcuno dei loro informatori, ha già mandato via rete una foto dell’episodio, segnalazione in tempo reale. «Qualche settimana fa il nonno di un ragazzo che ci ha conosciuto su Fb», racconta un giovane, «ci ha contattato chiedendoci di passare in via Genova a vedere, lui ha paura a gettare le spazzature di sera perché succede di tutto, così scende solo al mattino. Noi ci siamo offerti di andarle a gettare per lui».
Dopo via Ariosto, tocca a via della Pila a Marghera, destinazione “mendicanti”. I ragazzi procedono con le auto a passo lento, vanno a verificare se nelle zone sgomberate e in quelle che sanno essere le più appetibili, ci sono ancora bulgari, senza tetto accampati. Conoscono a memoria le zone, i bagni open-air, i nascondigli. Sotto i pilastri in uno dei siti più buio di tutta Marghera, ecco un paio di tende, un’auto, qualche cane di quelli che affiancano chi chiede la carità. «Stanno già dormendo», spiegano, «quello è “Babbo Natale” indicano un senzatetto con il barbone.
Lungo via Fratelli Bandiera, controllano anche le prostitute, i viados, i trans, qualcuno lo conoscono per nome, sanno dove “batte”, cosa fa, se lavora solo in strada o anche in albergo, notano spacciatori.
Di nuovo a Mestre, questa volta in via Catalani 11, dietro il Piraghetto. Per nulla una bella zona: «Qui ci sono noti appartamenti di prostitute che lavorano in casa». Poi entrano nel parco del Piraghetto, è aperto, nonostante sua notte fonda. «Spesso si drogano tra i giochi dei bimbi, lasciando al mattino dei ricordini». Si sentono dei rumori da dietro i cespugli, i ragazzi dicono di tornare indietro, che è pericoloso. Mentre risalgono in auto, arriva una segnalazione sul parchetto di via Einaudi. La loro attività è quella di tenere gli occhi aperti, segnalare alla polizia, rilanciare i messaggi di chi vede, sente, nota. In viale San Marco, hanno sotto tiro dei writers che sporcano campanelli e muri, al parco Hayez ci erano arrivati molto prima che la polizia scoprisse le armi.
(Foto Candussi e Sos Mestre)
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