Scuola. In settembre migliaia di cattedre scoperte nel Veneziano. «Basta un concorso per i precari»

Il professor Federico Giovannone: un bando per titoli e servizi permetterebbe di assumere subito 48 mila insegnanti
BARON - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - ISTITUTO RUZZA, NUOVI INSEGNANTI DI RUOLO.
BARON - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - ISTITUTO RUZZA, NUOVI INSEGNANTI DI RUOLO.

Mestre. L’anno scorso erano 1.500, a settembre potrebbero essere molti di più. Sono le cattedre scoperte nelle scuole del Veneziano, destinate ad aumentare con i 1.600 pensionamenti per quota 100 in programma a giugno in tutta la regione. Pensionamenti a cui il Miur non risponde con passaggi in ruolo. Perché “causa Covid-19” i due famosi concorsi, ordinario e straordinario, da 48 mila posti sono costretti a slittare ulteriormente, finendo almeno al prossimo anno scolastico.

Per il momento ovviamente non è pensabile organizzare esami in presenza, ma la ministra Azzolina promette che i bandi saranno comunque pubblicati a breve, con la segnalazione del numero di contratti a tempo indeterminato disponibile in ciascuna regione. Semplicemente, per gli esami bisognerà attendere. Il che significa che a settembre le scuole della provincia apriranno ancora una volta con una carica di supplenti. Almeno, le scuole fortunate; quelle più sfortunate apriranno con decine di cattedre scoperte, da coprire via via.

«Non capisco perché ostinarsi a fare un esame a tutti i costi e non decidersi a bandire un concorso per titoli e servizio, stabilizzando chi lavora da anni nella scuola italiana», protesta Federico Giovannone, professore di matematica e scienze nella scuola secondaria di primo grado Leonardo Da Vinci di Eraclea, «così sarebbe possibile assumere subito 48 mila precari, consentendo loro di iniziare l’anno scolastico, a settembre, con l’agognato contratto a tempo indeterminato. Magari con la previsione del vincolo della continuità didattica».

Giovannone ha 32 anni, insegnante da cinque, sempre precario. «Nonostante una direttiva europea preveda che, dopo 36 mesi di insegnamento, bisogni essere assunti. Visto che in Italia è prevista la possibilità di bandire un concorso solo per titoli e servizio, questa è una chiara mossa della ministra per “fare fuori” i precari di terza fascia» il duro “j’accuse” dell’insegnante.

In ogni caso, a settembre non è ancora certo se si potrà rientrare o meno nelle classi. E all’orizzonte, quindi, c’è anche un’altra possibilità: un concorso da casa, sostenuto con il filtro dello schermo di un computer, un po’ come sta avvenendo già nelle scuole e nelle Università.

«Si prevede che, per il concorso straordinario, concorreranno circa 80 mila persone. Come è possibile controllare un numero così elevato di candidati?». L’ipotesi – senz’altro suggestiva – è quella di due “occhi”: una webcam sul computer e una macchina a controllare l’intera stanza. «Senza contare i possibili problemi di connessione», aggiunge il professore. «L’unica soluzione è il concorso per titoli e servizio: diploma di laurea, 36 mesi di lavoro alle spalle e un punteggio che aumenta a seconda degli anni di servizio prestati e dei titoli. Sono anni che noi docenti precari spieghiamo in classe, diamo voti, firmiamo pagelle, diplomi di terza media e di quinta superiore. Perché tutto questo teatrino?».

Il pensiero del docente è il pensiero dei principali sindacati: Cgil, Cisl e Anief, concordi nell’affermare l’opportunità di un concorso per titoli e anni di servizio, come fatto a Trento, non potendo attendere la fine dell’emergenza sanitaria per lo svolgimento del concorso. —


 

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