Scheletro in acqua, perso un piede

Destinato a Palazzo Zaguri per una mostra martedì è finito nel Canal Grande

Lo scheletro è stato recuperato dal fondale del Canal Grande ma all’appello mancano una porzione del piede destro e una parte del braccio sinistro. Lo scheletro, contenuto in una cheba – strumento di tortua veneziano – era destinato a Palazzo Zaguri per l’allestimento della mostra “Venice Secrets: Crime & Justice” ed è finito in acqua nel primo pomeriggio di martedì. Ieri lo scheletro, appartenente a un uomo di 35 anni morto 5 anni fa, è stato visionato dal medico legale Antonello Cirnelli. «Ho potuto visionare il reperto umano dopo il recupero», ha spiegato, «dall’integrità dell’apparato scheletrico manca l’intero porzione di arto superiore sinistro in quanto risulta disarticolata la testa dell’omero dal margine della glena scapolare e dalla soprastante formazione acromiale. Manca infine l’intero comparto composto da caviglia e piede destro, dove residuano unicamente le formazioni della gamba relative a tibia e perone». Lo scheletro, dal valore di circa 50 mila euro, era di proprietà della società che sta allestendo la mostra, la Venice Exhibition, il che risolve un bel po’ di grande dal punto di vista delle assicurazioni. Nel senso che non ci sarà una parte terza da risarcire. Per il recupero della cassa contente la cheba e lo scheletro martedì pomeriggio sono intervenuti i sommozzatori dei vigili del fuoco che ha permesso di riportare alla luce almeno la cheba veneziana del 1500 realizzata in ferro e legno e buona parte dello scheletro. Per limitare il più possibile i danni da ossidazione causati dall’acqua salmastra nel periodo di immersione del reperto in Canal Grande che è durato poco meno di tre ore, gli allestitori della mostra hanno provveduto a lavare con l’acqua dolce il reperto appena recuperato. Fino a tarda notte poi a Palazzo Zaguri è continuata la pulizia dello scheletro dai fanghi del fondale e la sua asciugatura in ogni sua parte anatomica per riportarlo più vicino allo stato originario in vista della valutazione del danno. «Siamo grati ai vigili del fuoco e ai veneziani presenti nel luogo dell’incidente che ci hanno fornito subito aiuto», dice l’amministratore unico di Venice Exhibition, Mauro Rigoni, «purtroppo un danno così inaspettato ci coglie alla sprovvista ed ora dovremo capire come rimediare. Questi pezzi fanno parte di una collezione privata che abbiamo acquisito da poco come società. Stiamo valutando la possibilità e la convenienza di un secondo intervento di recupero subacqueo delle parti mancanti». (f.fur.)

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia