Sartori non si presenta a scuola. Post razzisti, prof in aspettativa

VENEZIA. Sebastiano Sartori il docente di sostegno dell’istituto Barbarigo di Venezia finito nella bufera per alcuni post razzisti e antisemiti pubblicati sul suo profilo facebook ieri mattina non si è presentato a scuola. Doveva essere il primo giorno di lezione, dopo la polemica scoppiata il 19 aprile, a ridosso del lungo ponte per le festività pasquali e del 25 aprile, quando venne resa pubblica la lettera scritta da alcuni genitori preoccupati «per il fatto che un insegnante del Barbarigo, tale Sebastiano Sartori, sia quotidianamente in contatto con i nostri figli. Sartori inneggia al razzismo, alla guerra, all’intolleranza, al fascismo e a quanto di peggiore ci possa essere».
Ma ieri Sartori ha deciso di non presentarsi a scuola, dopo aver comunicato all’istituto alberghiero, retto dalla preside Rachele Scandella, l’intenzione di avvalersi di un periodo di aspettativa: è molto probabile quindi che, mancando poco più di mese al termine dell’anno scolastico, Sartori non si presenti a scuola fino alla fine dell’anno, in attesa di capire se e quale provvedimento possa essere preso nei suoi confronti dal Miur, il ministero dell’Istruzione. Il ministro infatti, già nei giorni scorsi, ha reso noto di aver aperto un’indagine che dovrebbe chiudersi con un provvedimento disciplinare, la cui natura dovrà essere valutata dallo stesso Ministero, anche dopo aver sentito l’Ufficio scolastico regionale.
Nella lettera inviata alla Nuova Venezia i genitori spiegavano che «Quello che Sartori esprime non è libertà di pensiero. Pensiamo che un insegnante, che ha un ruolo educativo importante e fondamentale, non debba permettersi certe esternazioni su facebook. Noi crediamo nei valori della nostra Costituzione e riteniamo che gli insulti che Sartori fa alla Costituzione stessa, al Papa e al presidente Mattarella siano fortemente lesivi dei valori educativi che ispirano le nostre famiglie e la scuola italiana».
«Anche in classe Sartori non risparmia esternazioni e comportamenti di chiara radice razzista», proseguiva la lettera, «e i nostri ragazzi hanno paura a controbattere a ciò, perché il suo atteggiamento è aggressivo e prepotente anche con i colleghi». Sulla pagine facebook del docente, poi cancellata, frasi contro la Costituzione, definita «un libro di merda» e la senatrice a vita Liliana Segre, superstite dell’Olocausto e attiva testimone della Shoah italiana («sta bene in un termovalorizzatore»). Dopo la denuncia dei genitori il ministero dell’istruzione ha avviato un’indagine che dovrebbe concludersi con un provvedimento disciplinare. —
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