San Rocco, Tintoretto dov’era e com’era I quattro teleri tornano all’antico splendore

il restauro
Dopo nove mesi di lavoro e più di sessant’anni di confusione, i quattro teleri del ciclo di San Rocco ritornano all’antico splendore. Restaurati, certo, ma anche ricollocati secondo la disposizione originaria, ideata dal Tintoretto in persona nel ‘500. «Le sue opere erano state scompaginate, onorare il Tintoretto significa essere consapevoli dell’importanza e della forza della sua pittura», così Franco Posocco, “Guardian Grando” della Scuola Grande di San Rocco ha presentato, ieri sera alla chiesa di San Rocco, la fine dei lavori di restauro finanziati da Save Venice (organizzazione no profit, con base a New York, che si dedica alla conservazione del patrimonio artistico di Venezia dal 1971). Il ciclo è composto da quattro dipinti: San Rocco che cura gli appestati, San Rocco in carcere e San Rocco che benedice gli animali. L’ultimo, su cui è più incerta la data di realizzazione, è la Cattura di San Rocco durante la battaglia di Montpellier.
Scopo del lavoro di Tintoretto, in origine, era quello di esaltare la presenza della reliquia del santo all’interno della Chiesa, venerato nel ‘500 perché protettore contro la peste. Di fronte alla medicina impotente, non rimaneva altro che votarsi alla benedizione divina. La storia di San Rocco, infatti, è emblematica. Alla fine del ‘300, in punto di morte, Rocco di Montpellier chiese a Dio la grazia: quanti, malati di peste, avessero pronunciato il suo nome prima di morire avrebbero avuto la vita salva dalla peste. Come spiega la storica dell’arte Maria Agnese Chiari Moretto Wiel (membro della cancelleria della scuola di San Rocco ed insegnante alla Wake Forest University), si trattava fin dall’origine di un ciclo anomalo. I teleri, infatti, furono realizzati a distanza di molto tempo l’uno dall’altro. Il primo è datato 1549. Dopo 18 anni, quindi nel 1567, furono commissionati a Tintoretto gli altri tre. La pausa è dovuta, probabilmente, alla realizzazione delle decorazioni della Chiesa. Dal ‘600 fino al fine ‘800 tutte le guide confermano la disposizione originaria: i quattro teleri ai due lati dell’altare, le sofferenze da una parte e i poteri taumaturgici del santo dall’altra. A metà diciannovesimo secolo, c’è un primo spostamento. La Cattura di San Rocco viene trasferita nella navata. Al suo posto, viene messo il San Rocco nel deserto, quadro non appartenente al ciclo originario. Come non bastasse, nei primi anni ’60 c’è una seconda modifica: il San Rocco nel Deserto viene ulteriormente invertito con il San Rocco che benedice gli animali. Oltre a essere risistemati, i teleri hanno ricevuto un’attenta manutenzione. “Non si tratta però di un restauro radicale anche perché non ce n’era necessità», spiega Maria Agnese Chiari Moretto Wiel. I lavori sono consistiti in indagini fotografiche particolari che hanno consentito di leggere i disegni sottostanti eseguiti dal Tintoretto senza danneggiare la pellicola pittorica. —
Eugenio Pendolini
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