S. Polo, fallita la fioreria Biancat

I locali già occupati da un commerciante cinese che vende borse
E’ fallita una delle più famose fiorerie della città
E’ fallita una delle più famose fiorerie della città
 
VENEZIA.
La fioreria un tempo più frequentata e più nota di Venezia, «Biancat» in campiello dei Meloni tra campo san Polo e campo Sant'Aponal, dopo aver chiuso i battenti è stato dichiarato fallito nei giorni scorsi dai giudici del Tribunale civile veneziano.
 La fioreria dei veneziani era passata di mano dal padre al figliio nel 1992, la sociatà che la gestiva infatti era la «Biancat Francesco e C. sas», ma solo negli ultimi anni era iniziato il declino. Le prime avvisaglie c'erano state quando lo spazio occupato dall'attività commerciale si era praticamente dimezzato: la fioreria era rimasta solo in uno dei due locali un tempo occupati dalle piante e dai fiori, mentre l'altro era stato affittato ad una commerciante cinese che vende borse.  Negli ultimi mesi la situazione è evidentemente precipitata, tanto da indurre il titolare a chiedere in proprio il fallimento, non riuscendo più ad onorare tutti i debiti nel frattempo contratti. Infine, proprio nel mese di marzo in corso - dopo che da tempo la rivendita di fiori aveva chiuso ed erano iniziati alcuni lavori di restauro all'interno - il negozio ha riaperto i battenti, ma in vetrina non ci sono più rose, iris o profumatissime fresie bensì ancora una volta borse messe in vendita da commercianti cinesi.  I giudici hanno accolto la richiesta del titolare della società che gestiva la fioreria nei giorni scorsi, dopo aver appurato l'esistenza delle condizioni per la dichiarazione del fallimento: il giudice delegato è Roberto Simone, mentre è stato nominato curatore fallimentare il commercialista veneziano Giovanni Boldrin. Toccherà a lui, ora, recuperare libri e registri contabili per poi presentare i conti al magistrato del Tribunale e soprattutto ai creditori, che sono stati convocati in assemblea il prossimo 5 luglio anche per stabilire lo stato passivo della società. Giorgio Cecchetti  

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