«Roberto è morto, io ho perso la serenità»

A un giorno dal rientro Rino Polato ringrazia il popolo brasiliano per l’affetto ricevuto dopo il tragico agguato nella favela
epa05668306 An Italian flag tied to a cross in honor of the Italian tourist Roberto Bardella who was fatally shot on 08 December, at Copacabana Beach in Rio de Janeiro, Brazil, 09 December 2016. Roberto Bardella was fatally shot in the 'Morro dos Prazeres' favela on 08 December. His compatriot with whom he was traveling, Rino Polato, was found unharmed at the entrance to the favela. The sign (L) reads, in Italian, 'Forgive us, Italy'. EPA/MARCELO SAYAO
epa05668306 An Italian flag tied to a cross in honor of the Italian tourist Roberto Bardella who was fatally shot on 08 December, at Copacabana Beach in Rio de Janeiro, Brazil, 09 December 2016. Roberto Bardella was fatally shot in the 'Morro dos Prazeres' favela on 08 December. His compatriot with whom he was traveling, Rino Polato, was found unharmed at the entrance to the favela. The sign (L) reads, in Italian, 'Forgive us, Italy'. EPA/MARCELO SAYAO

FOSSALTA DI PIAVE. «Sono passati solo quattro giorni da quel tragico pomeriggio in cui, come un fulmine a ciel sereno, la vita di Roberto e la mia sono cambiate in modo devastante. Roberto ha perso la vita ed io ho perso, per sempre, la mia serenità».

Ad un giorno dal suo rientro in Italia Rino Polato torna a parlare dell’agguato in una favela di Rio de Janeiro costato la vita a suo cugino Roberto Bardella con lettera scritta in prima persona e concordata con i familiari di Roberto Bardella, al console italiano a Rio de Janeiro.

«Una cosa però rende meno pesanti questi tristi giorni di dicembre», si legge nella lettera, « il grande affetto e la immensa vicinanza che stanno dimostrando i brasiliani e, soprattutto, gli italiani residenti in Brasile che, con centinaia di affettuosi messaggi, ci stanno sostenendo e dimostrando il dolore che provano per quanto successo».

«Le immagini del cartello sulla spiaggia di Rio, email, sms e telefonate, stanno arrivando a tutte le ore, dimostrano che ciò che è successo non può essere preso come colpa di un popolo o di un Paese ma solo come colpa, non scusabile, certamente, di un gruppo di delinquenti che non rappresentano certamente tutti i brasiliani che, ripeto, hanno sempre accolto me e Roberto in modo fraterno e amichevole. Al Console Battisti», scrive ancora Polato, «chiedo di estendere questo nostro messaggio di ringraziamenti a tutti gli italiani in Brasile e, se ciò fosse possibile, a tutti i brasiliani che meritano la stima e l’apprezzamento, per l’affetto dimostrato, mio e della famiglia del povero Roberto Bardella».

«Grazie a tutti», conclude Polato, «e speriamo che la morte di Roberto serva, soprattutto ai giovani brasiliani, per capire che la violenza e l’odio non servono a nulla. Viaggiare, conoscere e guardare con occhi sempre curiosi le altre culture: questo è un messaggio da divulgare, per creare amicizia e non violenza fra le diverse società del mondo».

Intanto a Rio de Janeiro continua la caccia agli assassini di Roberto Bardella, individuati proprio su indicazione di Rino Polato, sequestrato e poi rilasciato dalla banda di narcos nella favela Morro de Prazeres, giovedì scorso.

La polizia civile ha intanto verificato che uno dei banditi identificati da Polato dalle foto segnaletiche mostrate dopo l’agguato, Wagner Moreira Rodrigues, si trova attualmente nella prigione Complexo de Bangu, di Rio. Sempre la polizia di Rio ha confermato ieri che l’assassino di Roberto sarebbe il 22enne Romulo Pontes Pinho, attualmente ricercato in tutta la città carioca.

Giulio De Polo

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