Rifiuti, condannato l’industriale

VENEZIA. Un noto imprenditore vicentino, il 65enne Antonio Beltrame, con casa a San Marco, è stato condannato ieri dal giudice monocratico di Venezia Irene Casol a due mesi di arresto e a 15 mila euro di ammenda. A “incastrare” l’imputato, i funzionari della Dogana lagunare in servizio al Porto.
Il Gruppo Beltrame è attivo nel panorama siderurgico dal 1896 ed è leader europeo nella produzione di laminati mercantili. Con circa 2.100 addetti, quattro acciaierie e dieci laminatoi distribuiti in nove siti produttivi in Italia, Francia, Svizzera e Romania, il Gruppo è commercialmente presente in tutti i mercati mondiali.
Stando alle accuse, ben 42 container arrivati dalle fabbriche di Beltrame e diretti in Cina erano stati bloccati dai doganieri: contenevano novemila tonnellate di scarti della produzione dei laminatoi e l’imputazione contestava all’industriale di esportare rifiuti pericolosi senza alcuna autorizzazione. In particolare, le «Acciaierie Beltrame spa» non avevano l’autorizzazione all’esportazione dei rifiuti, che invece era intestata alla «Singapore China Sinosteel», che però era la società che semplicemente doveva riceverli. Ai coordinare le indagini è stato il pubblico ministero veneziano Giorgio Gava: il Tribunale ha accolto, oltre che la richiesta di condanna, anche una seconda, quella di caricare sulle tasche dell’imputato lo smaltimento dei rifiuti. Quei 42 container di scarti di produzione erano stati sequestrati non appena i doganieri si erano accorti che stavano per essere caricati su una nave ferma alla Banchina dell’Azoto di Marghera, che doveva partire per l’Estremo Oriente.
Ieri, il giudice Casol li ha dissequestrati, ma ha stabilito che toccherà a Beltrame occuparsi del loro smaltimento, che naturalmente dovrà avvenire secondo le norme in materia.(g.c.)
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