Realizzano maschere e costumi

Armando Bala e la moglie Arnisa sono arrivati in Italia, un quarto di secolo fa, da Scutari. Sono arrivati in Veneto per studiare Medicina a Padova. Lei figlia di un pediatra, lui suo fidanzato da sempre. Si sono fidanzati che avevano 14 anni. Parte degli esami li avevano già fatti in Albania, non tutti riconosciuti in Italia. Passano senza grandi problemi l’esame di ammissione, in un momento in cui il setaccio universitario è più che stretto. Iscrizione ottenuta e gioia per i genitori.

Ma Armando sogna altro. Passano esami su esami e quando il traguardo della prestigiosa laurea è dietro l’angolo, comunica al padre che lui si metterà a fare maschere. Quello che deve aver pensato il padre lo sa solo lui. Alla fine Armando e Arnisa iniziano a realizzare maschere, poi sono arrivati i costumi. Naturalmente a Venezia, città nella quale gli albanesi negli anni splendenti della Serenissima erano di casa. E poi loro arrivano da Scutari, dove Venezia la incontri nelle pietre, a cominciare dal castello che la protegge dall’alto. Senza dimenticare che il carnevale di quella città è famoso in tutti i Balcani. Ed è tra quelle maschere e quei carri in cartapesta che forse è nato tutto. Ora Armando e Arnisa hanno due laboratori e uno spazio espositivo a San Tomà, dove realizzano maschere e costumi su misura, realizzati davanti al cliente.

Studio e ricerca

Per i due maschereri sono fondamentali studio e ricerca: eccoli passare ore davanti a libri di storia dell’arte e a quadri per rubare ogni dettaglio dei personaggi dipinti da famosi pittori. Dettagli per rendere unici i pezzi che raggiungono Paesi di ogni parte del mondo. Da queste ricerche nasce la scelta di produrre anche sette tipi di bauta, la più famosa maschera veneziana. —

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