Quel 25 aprile 1945 a Venezia: pieni di fame e di sogni

Le commosse testimonianze dei partigiani veneti alla Festa di primavera al circolo Franca Trentin, le immagini che ricordano le tensioni, le battaglie, la gioia di quei giorni. E la clamorosa “beffa del Goldoni”.

La meglio gioventù della Resistenza si è incontrataal Circolo Franca Trentin di Cannaregio per la “Festa di Primavera”, titolo tratto dalla canzone “Festa di Aprile” di Fausto Amodei.

La mattinata è stata animata dalle testimonianze dei partigiani veneziani che hanno voluto ricordare l’importanza di compiere delle scelte e la forza di portarle avanti. Seduti uno vicino all’altro, di fronte a un pubblico di una settantina di persone, Gabriele Poci, Mario Bonifacio, Bruno Stecchetto, Mario Osetta, Giordano Bruno Gamacchio e Renzo Biondo hanno raccontato la loro esperienza tra i “ribelli”. Sulla parete una carrellata di fotografie scattate il 25 aprile e il 5 maggio 1945 a Venezia e alcuni dipinti di Armando Pizzinato.

I protagonisti, coordinati dai rappresentanti dell’Istituto Storico per la Resistenza, Marco Borghi e Maria Teresa Sega, hanno più volte accennato all’episodio conosciuto come “la Beffa del Goldoni”. Quindici uomini, tra i quali il presente Mario Osetta, e due donne, Gina De Anna e Maria Teresa Dorigo, fecero irruzione il 12 marzo 1945 al teatro Goldoni, tenendo un veloce comizio e invitando la popolazione a sostenere la liberazione. «Volevamo fare qualcosa che attirasse la città», concordano, «e questo gesto dimostrò che si poteva delegittimare il potere senza utilizzare le armi».

Poci racconta di quando, a 13 anni, scappò di casa verso il Carso dove si unì alla Brigata Fratelli Conta di 780 persone, dirette in Slovenia: «Da luglio a ottobre girai scalzo», racconta il signore a quel tempo chiamato il “Bocia” perché il più piccolo, «tra pidocchi, scabbia e fame. Quando facevo il corriere cantavo». Sotto la spinta dei compagni alla fine Poci intona una canzone e l’emozione di alcuni versi: «(…) combattiam per vendicare tante infamie e atrocità, combattiam perché l’Italia viva in pace e libertà».

Tornano i nomi delle defunte Silvia Vanzan e Lisetta Campion, le uniche partigiane mestrine che il 5 maggio sfilarono nella parata in piazza Ferretto e a San Marco armate. Rina Nono, Adriana Martignago e Francesca Tonetti non sono potute presenziare fisicamente al Circolo dedicato a un’altra donna che ha lasciato un segno, Franca Trentin, definita dall’assessore Tiziana Agostini “un modello”.

Elegante nel suo cappotto rosa shocking, arrivat Luigia Rizzo che ha letto una poesia dedicata all’Insurrezione dove descrive che cosa accadde quel 25 aprile quando «furono tutte le rive in movimento e la gente ondeggiava più delle rive». Anche l’avvocato Biondo, fondatore dell’Iveser e di Giustizia e Libertà, ha ripercorso le tappe che lo portarono nella Brigata Osoppo.

 

Andrea Milner, responsabile attuale di Giustizia e Libertà, ha ricordato anche Dino Piaser, da poco scomparso: «Lo fermarono per fucilarlo, ma lui si gettò nel Sile. Da allora indossava sempre una sciarpa piena di buchi».

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