Porto, tre progetti al via per le navi Sì alle banchine a Marghera
Sessanta giorni per il concorso internazionale del nuovo terminal “fuori dalla laguna” per grandi navi e portacontainer oceaniche. Sei mesi per sistemare le soluzioni “provvisorie” a Marghera con le banchine commerciali Tiv e Vecon. Due anni per la soluzione provvisoria a medio termine, la banchina Nord del canale Industriale Nord a Marghera. La commissaria del Porto Cinzia Zincone alle prese con il “puzzle” della nuova portualità. «È complicato ma ce la metterò tutta», dice.
Tre fronti aperti, dunque. Non soltanto la scelta della nuova Marittima in mare, ma anche Marghera. C’è da gestire l’immediato, anche se fino a luglio prenotazioni di grandi navi non ce ne sono. «Se non vogliamo chiudere il porto, Marghera è una soluzione praticabile in tempi brevi», dice, «nel canale Nord ci sono soltanto Fincantieri e Pilkington. I lavori potranno servire anche alla riqualificazione dell’area industriale abbandonata»,
Il governo Draghi non ha fatto altro che ribadire quanto già stabilito dal governo Conte nel Comitatone del 21 dicembre. «Navi fuori della laguna». Ma chissà quando. Perché c’è da fare il bando internazionale per il concorso di idee, e passerà del tempo. Come partire da zero e da un vuoto di idee dei decisori che in realtà qualche proposta su cui fare le valutazioni ce l’hanno già. I progetti per le navi al Lido davanti all’isola del Mose, Santa Maria del Mare, Fusina, San Leonardo.
Nelle schede dell’Autorità portuale approvate dal Comitatone ci sono tempi, costi e perimetro degli interventi.
La banchina Vecon a Marghera è l’ipotesi più rapida da realizzare, solo 350 mila euro di spesa per realizzare una struttura prefabbricata. 150 giorni di lavoro e almeno 40 navi (una al giorno, fino a 300 metri di lunghezza) da far ormeggiare.
Per la vicina banchina TIv i costi aumentano. Un milione e 300 mila euro per realizzare banchine e togliere i vecchi binari della ferrovia industriale. Tra sei mesi potrebbe accostare la prima nave passeggeri.
Lavori più radicali per trasformare la banchina Nord del canale industriale Nord. Qui occorre anche scavare (40 mila metri cubi di dragaggi), realizzare il bacino di evoluzione per far girare le grandi navi. Costruire nuove strade, stazione marittima e infrastrutture. 12 milioni di lavori per l’immediato. Quasi 60 per il completamento, che avverrà a metà del 2022. Nel canale Nord potranno poi ormeggiare 145 navi nel 2022. Soluzione che piace alla Regione e al suo presidente Luca Zaia, al sindaco Luigi Brugnaro, agli operatori portuali.
Non agli ambientalisti. Che hanno inviato al premier Draghi e ai quattro ministri Giovannini, Cingolani e Franceschini una lettera appello, ricordando i tanti punti neri della soluzione Marghera. «Spendendo 62 milioi di euro per la soluzione provvisoria questa diventerà definitiva», scrivono i rappresentanti di Venezia Cambia, Ecoistituto Langer e Associazione AltroLido, «e si tratta di una indicazione in contrasto con quella di portare le navi fuori dalla laguna. Sarà necessario scavare il canale dei Petroli, si va contro il riequilibrio morfologico della laguna chiesto dall’Europa. Scelte importanti, che vanno fatte con un Dibattito pubblico, come previsto dal Codice degli appalti». Contro l’ipotesi Marghera è anche Italia Nostra. «Il decreto cambia tutto solo a parole», scrive in una nota il direttivo veneziano, «perché mantiene le navi in laguna, anche se lontano da San Marco, aumentando l’erosione». —
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