Porto Marghera: Fusina e banchina Lombardia per le grandi navi fuori dal Bacino

Dossier dell’Autorità di sistema inviato al ministero delle Infrastrutture. Deciderà il Comitatone il prossimo 3 marzo
La supernave MSC Divina mentre transita nel bacino san Marco, Venezia, 21 settembre 2013. ANSA/ANDREA MEROLA
La supernave MSC Divina mentre transita nel bacino san Marco, Venezia, 21 settembre 2013. ANSA/ANDREA MEROLA

PORTO MARGHERA. Ecco il progetto per spostare le grandi navi a Marghera. L’Autorità di sistema portuale ha inviato al ministero delle Infrastrutture il dossier delle proposte tecniche che saranno esaminate dal prossimo Comitatone, in programma il 3 marzo. La proposta si chiama “Analisi degli scenari di parziale ricollocazione temporanea delle crociere per l’anno 2020”. E prende in esame l’ipotesi di attrezzare per le navi da crociera alcune banchine dell’area industriale di Porto Marghera.

Tempi lunghi per sistemare l’area (almeno sei mesi), un costo di circa 2 milioni di euro. La soluzione, secondo Musolino, è quella di adattare per ricevere le navi passeggeri le banchine del terminal Autostrade del Mare di Fusina. Lo stesso che proprio il Porto aveva finanziato con 9 milioni di euro per consentire il “salvataggio” della società di gestione del terminal, di proprietà della Mantovani. Due grandi navi potranno dunque ormeggiare a Fusina, altre 151 nella banchina Lombardia, dove il restauro costerà un milione e 100 mila euro. In totale, secondo lo studio del Porto, potranno essere così almeno 241 (su un totale previsto di 588) le navi che saranno tolte dal Bacino di San Marco.



Soluzione “temporanea”, che non servirà a togliere le grandi navi e i danni che provocano dalla laguna. Per la soluzione a lungo termine invece si guarda alla possibilità di allestire nuovi terminal in mare. Una strada obbligata, secondo gli studiosi che si occupano di laguna. «Con l’aumento del livello del mare le chiusure del Mose renderanno difficile lo svolgersi dell’attività portuale», dice l’ingegnere Luigi D’Alpaos. «Il porto va messo fuori dalla laguna», dicono gli ambientalisti. «Il posto migliore è Santa Maria del Mare, le strutture ci sono già. E lì non è pericoloso», dice l’ex capo dei piloti del porto Ferruccio Falconi.

Altri progetti erano stati presentati per le navi fuori dalla laguna. Il “Duferco-De Piccoli”, con il nuovo terminal passeggeri a San Nicolò, davanti all’isola artificiale del Mose. Progetto che ha ottenuto il parere favorevole alla Via (Valutazione di impatto ambientale) ma non l’ok del ministero dei Beni culturali. C’è anche il progetto delle banchine removibili, presentato da Boato-Vittadini-Di Tella-Umgiesser. «L’abbiamo offerto gratuitamente al ministero», dice Stefano Boato, urbanista esperto di laguna, «ma dai verbali è sparito, non c’è più traccia».

Peraltro il Porto si era sempre espresso in modo critico sulla possibilità di spostare la Marittima al Lido. Tanto che nelle ultime varianti delle proposte progettuali era stato previsto il mantenimento della base organizzativa in Marittima, e il trasferimento mediante battelli a basso impatto ecologico e produzione di moto ondoso.

Il Porto adesso nelle proposte inviate alla ministra Paola De Micheli mette anche in guardia dagli effetti che lo spostamento delle attività delle crociere a Marghera potrebbe avere sull’attività del porto commerciale che si svolge nelle stesse aree. Particolarmente nella banchina Veneto, il cui utilizzo viene ipotizzato ma “sconsigliato”.

«Si dovrà anche riprogettare», scrive Musolino al ministro, «la nuova area dei servizi, della dogana e della sicurezza, il trasferimento dei passeggeri da Marghera ai terminal aeroportuale e ferroviario e alla città».

L’ipotesi Fusina-Tiv in ogni caso consentirebbe di spostare dal canale della Giudecca quasi la metà delle navi che oggi vi transitano nella stagione estiva. Non si tratta però di una soluzione definitiva. «Le grandi navi», ribadiscono le associazioni per la tutela del territorio, come Italia Nostra, «debono andare fuori dalla laguna».

Deciderà il Comitatone. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia