Pescatori di frodo a Meolo, due denunce

MEOLO. Bracconieri in azione nella notte, intervento i carabinieri della stazione di Meolo con le guardie ittiche volontarie della Carp Fishing di Mestre. Due rumeni, residenti a Rovigo, erano arrivati fino a Marteggia, nelle acque del canale Vallio, per fare razzia di pesci. Ne avevano già “pescato” circa due quintali, tra lucci, carpe e altro pesce d’acqua dolce. Ancora qualche notte di pesca di frodo e avrebbero causato una vera devastazione nelle acque di fiumi e canali della zona. Erano saliti su una piccola barca di fortuna malandata, muniti di circa 600 metri di rete per pescare il pesce.
Le guardie volontarie, coordinate da Mirko Florian, li hanno individuati dopo aver battuto a tappeto tutto il territorio e hanno avvertito anche i carabinieri della stazione di Meolo che sono prontamente arrivati nel cuore della notte per identificare i due e supportare le guardie. I due pescatori di frodo sono stati colpiti da una sanzione di 2000 euro ciascuno ed è stato sequestrato loro tutto il pesce e il materiale utilizzato. «Il problema del bracconaggio in acque interne è incominciato una decina di anni fa», spiega Florian, «i principali colpevoli di queste razzie sono i pescatori dell’Est Europa, i quali hanno letteralmente invaso le nostre acque. Pescano con regolare licenza da professionisti rilasciate dalla province italiane, i metodi che adoperano sono distruttivi per la nostra fauna ittica, usano elettrostorditori, veleni ed esplosivi atti a stordire grosse quantità di pesce, nella maggior parte dei casi vengono presi con lunghe reti di qualche chilometro messe nei piccoli canali di bonifica, dove con un paio di pescate riescono a svuotare completamente i piccoli fiumi o canali».
«Nel resto d’Europa», aggiunge, «la pesca sportiva è molto preziosa per l’economia e il turismo, la tutela delle acque è il fiore all'occhiello di Paesi come Francia, Slovenia, Austria e Spagna, le leggi sono ferree e i controlli vengono fatti dalle forze dell'ordine. Qui in Italia invece non ci si rende conto delle enormi potenzialità delle nostre acque , e vengono usate come discariche e abbandonate a bande di balordi. Nel nostro Paese, il lavoro di controllo di vigilanza è affidato ad associazioni di volontariato, che a loro spese e con i propri mezzi cerca di contrastare questo losco traffico della morte». (g.ca.)
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia