Pediatri con il traduttore nell’Usl 3 per curare i bimbi stranieri

La barriera linguistica può essere superata con l’utilizzo delle tecnologie. Doria (Federazione pediatri): «Il Ministero accrediti i nuovi device, capirsi serve per il bene dei pazienti». Dieci le zone carenti  di medici per bambini nel territorio dell’azienda sanitaria veneziana

Maria Ducoli
Una visita dal pediatra
Una visita dal pediatra

Smartphone alla mano, app del traduttore pronta all’uso: sempre più spesso i pediatri si trovano a fronteggiare le differenze linguistiche, vere e proprie barriere in alcuni territori particolarmente interessati dalle ondate migratorie, con Mestre e Marghera in testa.

«Fortunatamente», spiega Mattia Doria, segretario veneziano della Federazione Italiana dei Pediatri, «oggi gli strumenti che ci vengono in aiuto ci sono e usarli è una necessità». Lui, ad esempio, ha lo studio a Chioggia e ha sempre il traduttore a portata di mano quando riceve le famiglie ucraine, che parlano poco l’italiano.

«Trattandosi di salute, di medicinali e terapie, capirsi bene è fondamentale e le tecnologie ci permettono di poter superare la barriera linguistica. Certo, bisogna avere un po’ di inventiva e sapere che, probabilmente, la visita durerà un po’ di più, ma è necessario per il benessere dei nostri piccoli assistiti». Non solo app di traduzione simultanea, Doria racconta anche che, spesso, manda mail alle mamme ucraine avvalendosi di un software che consente di scrivere in italiano e poi di tradurre, automaticamente, il testo nella lingua desiderata. Lo stesso programma che usa quando, a sua volta, riceve le comunicazioni delle madri.

«Nei prossimi mesi», anticipa, «usciranno dei nuovi strumenti di supporto ai medici, se otterranno la certificazione di device, allora potrebbero essere riconosciuti anche dal Ministero, cosa che ci auguriamo».

Nell’attesa di novità sul fronte tecnologico, l’Usl ha pubblicato l’elenco delle zone carenti in fatto di pediatri di libera scelta: dei dieci professionisti mancanti, uno è al Lido, cinque nel Distretto 2 della terraferma, uno a Marcon, due nel Distretto 3, tra Fiesso D’Artico e Fossò e un altro a Chioggia.

L’azienda sanitaria ha già comunicato i nominativi dei pediatri che hanno accettato l’incarico, andando a coprire sei posti vacanti su dieci: Serena Condemi a Favaro, Stefano Marzini a Marghera, Federica Mario a Carpenedo, Alessandro D’Uva a Marcon, Serafina De Seta a Fiesso e Francesca Rusalen a Fossò.

«Solo in sei hanno dimostrato interesse», spiega Doria, «ma a monte c’è un problema di calcolo: la Regione ha voluto fare un conteggio puramente matematico, non considerando il reale bisogno locale, le differenze territoriali e le specificità di cui la provincia di Venezia abbonda. Avevamo chiesto un confronto, ma non abbiamo mai avuto risposta».

Non si può, dice, appoggiarsi unicamente a un sistema di calcolo freddo, che non tiene conto delle necessità del territorio e delle richieste dei suoi cittadini e professionisti. «Anche perché è un periodo particolare», aggiunge, «assistiamo a un bilancio negativo tra i 14enni che vanno in carico ai medici di base e i neonati che entrano». Una conseguenza dell’inverno demografico che, però, non si fa sentire in tutti i territori allo stesso modo. Per questo, i pediatri chiedono più confronto.

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