«Palomar-Sertec, è una vittoria su tutti i fronti»

Una vittoria su tutti i fronti, che si spera possa lasciare anche poco spazio ad eventuali ricorsi: dopo la sentenza favorevole del giudice del lavoro del tribunale di Venezia, che lo scorso 22 marzo...

Una vittoria su tutti i fronti, che si spera possa lasciare anche poco spazio ad eventuali ricorsi: dopo la sentenza favorevole del giudice del lavoro del tribunale di Venezia, che lo scorso 22 marzo ha definitivamente accolto le rimostranze dei lavoratori sul caso Palomar-Sertec, ieri pomeriggio la Fiom Cgil Metropolitana ha voluto incontrare quegli stessi dipendenti rimasti anche un anno nel limbo della cassa integrazione per aggiornarli sui prossimi passi da compiere e su quali prospettive si aprono a seguito del verdetto.

«La legge sui cambi d’appalto, sulle acquisizioni aziendali e sui passaggi del personale è chiara, e in questo caso non è stata rispettata» tuonava ieri Antonio Silvestri, responsabile del sindacato dei metalmeccanici «La norma impone infatti di assorbire tutti i dipendenti, alle stesse condizioni che avevano raggiunto con il precedente datore di lavoro. Invece con il passaggio da Palomar a Sertec ci sono stati lavoratori che alle 17 di un venerdì, a fine giornata, si sono sentiti dire che il lunedì seguente sarebbero dovuti restare a casa, e che al loro posto sarebbe arrivato nuovo personale, che in quei cantieri non aveva mai messo piede prima». Tra i 27 lavoratori interessati, la maggioranza ha già trovato un altro impiego, spesso con grandi difficoltà e dopo aver attraversato mesi di cassa integrazione a 700 euro mensili e poi la mobilità, una condizione durissima per over 50 con una famiglia a carico. Ora a tutti dovrà essere concessa l’opportunità del reintegro o, in alternativa, un rimborso economico equivalente. «Si tratta di un traguardo importante» spiega ancora Silvestri «perché di accordi come questo, che ha interessato la costola della Mantovani che operava sul Mose, sulla terza corsia e sulla raffineria, se ne firmano ogni giorno. Questo però era stato chiuso in maniera dubbia: l’unico sindacato che l’aveva firmato non era rappresentato all’interno di Palomar, e quindi non si capiva come avesse potuto verificare la correttezza delle carte, compito che è proprio delle sigle. In quest’occasione abbiamo potuto dimostrare che non si può sempre agire sulle spalle dei dipendenti».

Ieri, nella sede di via Ca' Marcello era presente anche l’avvocato Dino Bravin, che tra carte da compilare e procedure legali ha illustrato ai lavoratori i passi da compiere in attesa delle motivazioni della sentenza, che arriveranno nelle prossime settimane.

Giacomo Costa

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