Palazzo Garzoni Moro rivive per gli stranieri

Appartamenti in vendita per soli milionari. Italia Nostra: «Restaurato, ma per noi perduto»

Manca poco per ultimare il primo appartamento sul Canal Grande di Palazzo Garzoni Moro, un tempo dell’Università Ca’ Foscari e oggi complesso residenziale del Gruppo vicentino Motterle, rivolto ad acquirenti disposti a spendere un milione di euro per 100 metri quadrati. Ci sono 216 finestre su 3650 metri quadrati. Quindici gli appartamenti dai 100 ai 450 metri quadrati che se ne sono ricavati, tutti all’avanguardia, muniti di ascensore fino alla mansarda, casse stereo inglobate nei muri e un sistema domotico che permette al proprietario di controllare tutto anche se lontano da casa. Il Palazzo, completamente affrescato e con interventi di Rubelli per gli interni, è formato da due edifici: Moro con otto unità abitative e vista diretta sul Canal Grande, Garzoni con sette appartamenti e una piccola corte nascosta chiamata “giardino segreto”.

Insomma, un restauro che guarda al mercato di lusso estero come Londra, Singapore, New York e con all’attivo contatti con potenziali acquirenti svizzeri, inglesi e orientali. Per i veneziani ci sarà la possibilità di vederne una parte in occasione della Biennale di Venezia, affittata al Padiglione dell’Azerbaijan.

«Siamo cresciuti restaurando gli edifici di alto valore storico», spiega il responsabile commerciale Filippo Salvello, «e, anche da veneti, non potevamo non tenere d’occhio Venezia, una sfida per chi è appassionato di restauro. Siamo intervenuti per l’aspetto statico, della facciata e artistico per ridare la possibilità di vivere sul Canal Grande». Chi li comprerà? «Sono appartamenti destinati a uno straniero», dice Salvelo, «perché Venezia è destinata agli stranieri. Oggi chi ha la volontà e la possibilità di acquistare un immobile è più uno straniero, anche se ci hanno già contattato alcune famiglie nobili veneziane interessate a saperne di più».

Immediata la reazione di Italia Nostra che denuncia da anni l’avanzata degli stranieri a scapito dei nativi: «Ripeto quello che ha detto Tomaso Montanari quando è venuto a presentare il libro di Salvatore Settis «Se Venezia muore», conclude la portavoce Lidia Fersuoch, «e cioè che lo abbiamo perduto (il palazzo, ndr) anche se è perfettamente restaurato».

Vera Mantengoli

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia