Palazzo Donà ceduto per 4 milioni

Il Comune cede Palazzo Donà all’Ive - l’Immobiliare veneziana, controllata dalla stessa amministrazione - per 4 milioni di euro, dando poi a sua volta alla società la possibilità di cedere il palazzo di Campo Santa Maria Formosa a un nuovo offerente privato, rientrando così della spesa.
L’immobile è già stato inserito da Ca’ Farsetti nella lista di quelli da vendere entro l’anno. Palazzo Donà, in campo Santa Maria Formosa, che - come Palazzo Diedo e Palazzo Gradenigo, poi venduti - interessava alla Cassa depositi e prestiti, che però si è poi ritirata dalla trattativa per la metratura ritenuta non sufficiente. Il Comune ha comunque deciso di metterlo di nuovo in vendita, spostando in altre sedi gli uffici comunali legati alle politiche sociali e ad archivi che l'edificio attualmente ospita.
Il Comune è pronto a girare all'’ve - l’Immobiliare veneziana, controllata da Ca’ Farsetti - quel che resta del Fondo Immobiliare “Città di Venezia”, gestito senza grandi successi da EstCapital in questi anni e per il quale l'Amministrazione non riesce a trovare un altro gestore.
Dal Fondo, gestito ora dall’Ive, verrebbe ora sganciato anche lo stadio Baracca, che l'Amministrazione non vuole più vendere, perché ancora utilizzato da società sportive.
I venti milioni di euro che il Comune ha incassato per la vendita di Palazzo Diedo e Palazzo Gradenigo alla Cassa Depositi e Prestiti sono serviti solo per pagare i debiti contratti con Unicredit dal Fondo Immobiliare Città di Venezia che prima li gestiva.
I due edifici che già il commissario straordinario Vittorio Zappalorto voleva cedere in primavera alla Cassa Depositi, arrendendosi di fronte a un'offerta complessiva di 16,9 milioni di euro giudicata troppo bassa, sono infatti entrambi gravati da un’ipoteca a favore della banca finanziatrice del Fondo, appunto l’Unicredit.
Che ha accettato di svincolare l’ipoteca, cedendoli così “puliti” alla Cassa solo davanti all'impegno del Comune a utilizzare il ricavato per sottoscrivere quoto del Fondo Immobiliare che serviranno a punto a rimborsare i debiti contratti con la banca. (e.t.)
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