Olga, 20 anni, in Bulgaria per lo stop alla gravidanza
Via Napoli 46, un appartamento al terzo piano. Questa la destinazione delle ragazze al termine del lungo viaggio che dalla Bulgaria, a bordo di una potente Bmw serie 7 o di una Golf (entrambe poste sotto sequestro), le portava a Mestre.
E’ proprio in questo appartamento - tre stanze, troppo poche per accogliere 10-12 persone - che fino a un paio di mesi fa ha vissuto anche Olga (la chiameremo così). Olga, 20 anni, è arrivata a Mestre nella primavera scorsa. Ha seguito alla lettera le imposizioni del clan. I rapporti non protetti sono da preferire perchè vengono pagati il doppio. Ma sono anche i più rischiosi. Ed è lei a farne le spese.
Quando, in seguito a un rapporto con un cliente italiano, resta incinta i suoi sfruttatori non si fanno alcun problema. La riportano in Bulgaria dove viene praticata l’interruzione di gravidanza. Quindi viene riportata in Italia e, sembra, rimessa sulla strada. In via Napoli, però, non sarebbe più tornata. Troppo alto il rischio che raccontasse qualcosa alle altre ragazze, soprattutto quelle arrivate da poco. L’ultima arrivata, reclutata in Romania, avrebbe messo piede nell’appartamento mercoledì scorso. Nella sua prima serata sarebbe andata in bianco, non riuscendo a incassare nemmeno un euro. Inaccettabile per i suoi sfruttatori che, a suon di botte, le avrebbero fatto capire subito come doveva comportarsi.
Ad accoglierle e impartire i primi rudimenti di “educazione alla prostituzione” a queste ragazze c’era la donna del gruppo bulgaro. Si tratta di Donka Georgieva Petkova, 26 anni. Ex prostituta la Petkova si sarebbe affrancata dalla strada, entrando a far parte dell’organizzazione, dal momento in cui si fidanza con Zafir Dankov Zafirov, il maggiore dei figli del capo-famiglia Danko Zafirov Mitev. E’ lei che, in via Napoli, avrebbe avuto il compito di “gestire” il gruppo. Doveva procurare il cibo e le medicine, magari i preservativi. Aveva il delicato ruolo di istruire le neofite, insegnando le parole chiave da usare con il cliente. Doveva insegnare loro quelle 5-6 parole-chiave che consentivano loro di comprendere il tipo di prestazione voluta dal cliente, il prezzo da comunicargli per il rapporto. Questo l’italiano di base che poteva servire loro. Niente più. Anche perchè le ragazze non avrebbero avuto più di tanta libertà. Sul “posto di lavoro”, in via Fratelli Bandiera, ci arrivavano usando i mezzi pubblici. La Bmw e la Golf si sarebbero tenute sempre lontane da via Napoli per non ingenerare sospetti. E sarebbe stata, secondo il racconto delle ragazze, proprio la Petkova a gestire la tempistica degli appuntamenti. Il cliente aveva 10 minuti di tempo. Allo scadere del termine la donna chiamava la prostituta. Se il cliente voleva continuare doveva raddoppiare la cifra pattuita in origine. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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