Non aveva pagato l’Iva per la crisi Assolto imprenditore di Eraclea

Il versamento di 122.285 euro non venne effettuato per salvare l’azienda e i dipendenti L’avvocato difensore: «Il mio cliente aveva chiesto la rateizzazione della somma dovuta»
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 16.05.2014.- Cittadella della Giustizia, Piazzale Roma
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 16.05.2014.- Cittadella della Giustizia, Piazzale Roma

ERACLEA. Non aveva versato l’Iva dovuta al Fisco per 122.285 euro relativa all’anno 2010 e per questo Roberto Moschino, legale rappresentante della “Trasporti Moschino di Roberto Moschino” Snc di Eraclea era stato citato in giudizio. Difeso dal suo legale, l’avvocato Riccardo Mazzon, ha dimostrato che quel versamento importante non fu effettuato in realtà per salvare la sua azienda e i dipendenti. È stata sentita infatti l’Agenzia delle Entrate, esaminata la sua richiesta di pagamento in forma rateale, mentre la difesa ha prodotto una serie di documenti tra cui il mancato pagamento e la richiesta di dilazione da parte dei debitori della società, alcuni dei quali nel frattempo falliti provocando nuovi insoluti che sono pesati non poco sulla gestione aziendale.

Il giudice infine lo ha assolto, nonostante l’omissione del versamento si fosse effettivamente verificata. La volontà dell’imprenditore di pagare, però, c’era stata e aveva richiesto la possibilità di rateizzare. «Esisteva dunque la volontà del mio assistito», spiega l’avvocato Riccardo Mazzon, che ha difeso l’imputato assieme alla collega Barbara Longato, «di pagare la somma dovuta con gli interessi, anche se ciò non era avvenuto nei limiti previsti per il pagamento del tributo. Le ditte debitrici nei suoi confronti avevano infatti molti insoluti. Questo aveva fatto sì che la ditta di Eraclea si trovasse impossibilitata a sua volta nel procedere al pagamento, se non attraverso una dilazione di quanto dovuto per il versamento dell’Iva. È emersa in sostanza la volontà di pagare e non evadere il pagamento, ma al contempo la carenza di liquidità, pur procedendo con l’attività di impresa, il pagamento dei dipendenti e tutto il resto si rendesse necessario per proseguire con il proprio lavoro.

«L’imprenditore doveva continuare la sua attività per poter poi rispettare il pagamento da lui dovuto relativamente all’Iva», aggiungono i legali, «e in questo contesto viene a mancare l'elemento soggettivo del reato».

Moschino è stato infine assolto perché il fatto non costituisce reato. Una sentenza importante, che ha riconosciuto la condizione in cui si era trovato questo imprenditore di Eraclea, vittima della crisi e delle difficoltà economiche che avevano creato seri problemi anche alle imprese che avevano debiti nei suoi confronti. Non voleva omettere il versamento, ma cercava al contrario di differirlo per far fronte alla temporanea carenza di liquidità che avrebbe comportato la chiusura dell’attività, il licenziamento dei dipendenti e infine l’impossibilità reale di pagare l’Iva dovuta.

Giovanni Cagnassi

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