Muratori, l’anno del sorpasso Più gli stranieri degli italiani
I manovali stranieri in provincia di Venezia superano per la prima volta gli italiani. È la dimostrazione di un settore edile costretto a pescare all’estero per compensare la mancanza di manodopera. Ma anche un campanello d’allarme: sul tema sicurezza, all’estero - almeno in alcuni Paesi - si fa meno formazione. Il rischio, quindi, è di un maggior numero di infortuni. Ne è convinto Salvatore Mazzocca, presidente della Confartigianato Metropolitana Città di Venezia.
L’anno del sorpasso, così viene definito il 2018: «E davanti a questa crescente incidenza di manovalanza straniera, che compensa quella italiana che manca», fa sapere Mazzocca, «dobbiamo concentrare i nostri sforzi». Secondo i dati diffusi da Edilcassa Veneto, nel 2018 i dipendenti stranieri nelle 643 imprese iscritte sono 932, e cioè il 51, 27% mentre gli italiani sono 866 cioè il 48, 73%. La stragrande maggioranza dei manovali stranieri è originaria dell’Est Europa. La percentuale maggiore arriva dalla Romania (25, 74%, erano il 27, 49% l’anno precedente), seguono i muratori albanesi (con il 15, 44% contro 15, 8%), kosovari (14,43% contro il 12, 3%), macedoni (11, 51% rispetto al 10,7% del 2017), bosniaci (6,66%, in linea con l’anno precedente), moldavi (passati dal 5, 9% al 6, 28%) e marocchini (4,36%).
La quota è in crescita anche se si guarda alla titolarità di aziende. E questo, fa sapere la Confartigianato, evita il segno meno nell’intero settore. Se nel corso dell’anno, 18 aziende di proprietari italiani hanno chiuso i battenti (con un calo del – 3,61%), hanno aperto ben 24 ditte di proprietari stranieri (+17,27%). In totale i titolari italiani sono 480 e rappresentano il 74, 65% del totale mentre le ditte aperte da stranieri sono 163 pari al 25,65%.
Guardando invece il totale dei dipendenti delle aziende artigiane che si occupano di edilizia (che rimane uno dei comparti portanti del settore artigiano), e sommando manovali e amministrativi sui 2012 dipendenti complessivi, 1068 sono italiani con un + 2,30% durante l’anno e 944 stranieri con un +13,19%.
Un’incidenza sempre maggiore, dunque, che porta con sé alcuni problemi, ben al di là dei numeri crudi. «Questo è un settore ad alto rischio infortuni», spiega Mazzocca, «e sempre più evoluto per tecniche e materiali, ma spesso questi lavoratori stranieri sono abituati a sistemi di lavoro molto diversi dai nostri, e la formazione e soprattutto la specializzazione rimangono fondamentali. Il settore sta lavorando molto nel comparto delle riqualificazioni del patrimonio edile esistente e queste operatività richiedono preparazione e formazione specifiche». Sulla stessa linea di pensiero, anche Paolo Fagherazzi, presidente della Federazione Edilizia di Confartigianato.
Non solo infortuni, quindi. Ma anche un problema per la qualità degli incarichi da svolgere: «Un lavoro di recupero statico, riqualificazione o efficientamento energetico fatto male», conclude Fagherazzi, «costa il doppio alla committenza. A distanza di qualche anno, infatti, è destinato ad essere rifatto». —
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia