Michele Damo torna in carcere

Jesolo. Il poliziotto accusato di tentata concussione e lesioni nei confronti di una donna ucraina
Di Carlo Mion

JESOLO. È tornato in carcere Michele Damo, uno dei tre poliziotti del commissariato di Jesolo, arrestati un mese fa per corruzione, concussione e associazione a delinquere a vario titolo. È stato arrestato ieri mattina per tentata concussione e lesioni, ai danni di una donna ucraina. Per l’avvocato Rudy Marigonda, legale di fiducia di Damo, si tratta di una misura «immotivata ed esagerata».

Il sovrintendente Michele Damo, ha compiuto 51 anni dieci giorni fa, vive a Musile di Piave in via Caposile 64. Era stato arrestato il 6 agosto scorso.

Nei confronti di Damo, il gip Alberto Scaramuzza, ha disposto l’ordinanza in carcere, confermando la gravità indiziaria per il reato di tentata concussione, commessa ai danni di una donna ucraina, con la quale, approfittando del suo ruolo, dapprima creava un rapporto confidenziale, e poi, prospettandole conseguenze negative per la sua permanenza in Italia, l’aveva intimorita, pretendendo la somma di quasi 2.000 euro per “mettere tutto a posto”.

Il poliziotto, responsabile del posto di fotosegnalamento del commissariato di Jesolo, aveva approfittato del fatto che lei doveva tornare in Ucraina per assistere il figlio malato e aveva bisogno dei documenti per poter uscire dall’Italia.

Aveva cercato di ottenere i soldi e nel contempo i due hanno iniziato una relazione. Ma la donna a un certo punto capisce che lui vuole solo i soldi e se ne va, anche perché in maniera regolare ottiene i documenti. Stando alla ricostruzione fatta dalla Squadra Mobile di Venezia che si occupa delle indagini, successivamente si consuma l’episodio per il quale Damo è chiamato a rispondere di lesioni volontarie gravi sempre ai danni della donna ucraina. Infatti una volta riallacciata la relazione con la donna, durante una pratica sessuale particolare le procura delle ferite che in seguito la costringono a ricorrere alle cure ospedaliere.

Questa storia emerge quando, due mesi fa, Damo viene arrestato la prima volta. La donna prende coraggio e si reca dagli investigatori che si occupano del caso. E in questo momento emerge un particolare che lascia molto perplessi gli investigatori. Infatti racconta agli agenti della Mobile che comunque lei aveva cercato di denunciare, quanto stava accadendo e quanto Damo le aveva chiesto, sempre in commissariato a Jesolo e ad altri poliziotti. Ma non era successo nulla. Su questo nell’ordinanza, il gip usa parole molto pesanti nel sottolineare il comportamento degli altri agenti a cui si era rivolta la donna.

Nel corso delle indagini sono state ricostruite circa 200 pratiche trattate da Damo, già indagato per corruzione continuata, per l’esercizio della funzione, con la pretesa di somme di denaro variabili tra 100 e 200 euro, per anticipare gli appuntamenti per il fotosegnalamento ai vari stranieri, in attesa di ottenere il rilascio del permesso di soggiorno.

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