Ucciso in bici in Rampa Rizzardi a Mestre, individuato e sequestrato il camper pirata

Nell’incidente ha perso la vita Paolo Pistolato, 63 anni di Favaro. La conducente straniera denunciata per omicidio stradale. La testimonianza della soccorritrice: «Mi porto dentro il dolore di non aver potuto fare di più ma anche il privilegio di aver potuto stargli accanto. Non era solo in quel momento»

Marta Artico
La vittima Paolo Pistolato
La vittima Paolo Pistolato

Rintracciato e sequestrato il camper pirata che venerdì mattina 8 agosto, stando alle testimonianze, avrebbe urtato Paolo Pistolato, il 63enne di Favaro che percorreva Rampa Rizzardi in bicicletta, per poi allontanarsi.

Grazie ai filmati visionati dagli agenti, dalla targa si è risaliti al titolare e alla donna di origine straniera che lo guidava. La Polizia locale ha eseguito i rilievi e ha chiuso il cerchio sull’incidente costato la vita all’uomo, volato sull’asfalto della carreggiata, in mezzo alla strada. La prima versione dei fatti da parte dell’autista, sarebbe già stata resa.

Chi era Paolo Pistolato, il ciclista travolto e ucciso da un camper
Paolo Pistolato, 64 anni

Più di qualcuno venerdì ha assistito alla scena, all’inizio della Rampa Rizzardi e più di una persona è scesa di corsa, per aiutare il ciclista ferito a un fianco. «Ero alla guida del camion» spiega un uomo «la bici era dieci metri davanti a me, l’ho vista letteralmente volare, mi sono subito fermato. Non ho scorto sul momento se il ciclista fosse stato toccato da altri mezzi, ma una signora di un palazzo a fianco che era sul terrazzo, ha riferito ai vigili di avere visto il camper toccarlo e poi andare via». La sorella Rita è stata contattata da una donna che per prima lo ha visto a terra, ha chiamato il 118 e nel frattempo lo ha soccorso come poteva.

La famiglia, le tre sorelle e i due fratelli di Pistolato, ha acconsentito alla donazione dei tessuti e delle cornee dell’uomo che potranno servire ad aiutare qualcuno grazie a lui.

Il camperista potrebbe passare guai seri, se le cose sono andate come i testimoni hanno riferito. Tra le ipotesi si configura il reato di fuga e omissione di soccorso, oltre all’omicidio stradale colposo. La Polizia locale sta mettendo assieme i tasselli, per definire le responsabilità individuali a carico di chi si trovava alla guida e delle persone coinvolte.

Rampa Rizzardi dove è avvenuto l'incidente
Rampa Rizzardi dove è avvenuto l'incidente

La testimonianza

«Quel giorno il destino ha voluto che fossi lì. Credo che ogni incontro abbia un senso, e che ognuno di noi possa cambiare qualcosa, anche solo con un gesto o una presenza silenziosa.
Io credo nelle persone buone d’animo. Con me, nel furgone, c’era il mio collega; davanti a noi, un’auto con due ragazzi poco più che diciottenni: erano bloccati dalla paura e dal non sapere cosa fare, ma si sono fermati e mi hanno passato un parasole per evitare che la sua testa toccasse l’asfalto», racconta Barbara Belluz, «Contemporaneamente a me si è fermato un camionista: ha posizionato il mezzo di traverso per bloccare la corsia e proteggerci, e appena sceso gli ho chiesto di chiamare il 112 mentre io contattavo il 118. Poco dopo si è fermato un sanitario e, per puro caso, quattro finanzieri di passaggio. La signora che abitava lì vicino è scesa in lacrime, ma ha voluto dare il suo contributo. Credo si sia fermata anche la signora straniera del camper con i figli adolescenti: non capivamo la sua lingua, ma in inglese le abbiamo chiesto di andare dalla polizia».

«Credo che, se tutti ci impegnassimo un po’ di più a guardarci intorno e a tendere una mano, il mondo sarebbe davvero migliore. Mi porto dentro il dolore di non aver potuto fare di più e la ferita per come è stato trattato durante le operazioni di soccorso. Ma mi porto anche il privilegio di aver potuto stargli accanto: di tenergli la mano, di proteggerlo dagli sguardi curiosi e dal sole forte di quel momento, mentre lui era così debole e indifeso», prosegue la testimonianza di Barbara, «Era un musicista, io suono la batteria… e penso che non sia stato un caso: come se la vita avesse scritto questa pagina per noi due, per farci incontrare proprio lì.
Spero che la famiglia possa trovare forza nel ricordo di chi era davvero, e pace nel sapere che, in quel momento, non era solo».

Il ricordo

«Ci conoscevamo da una vita» racconta Wlmer Fogarin, agente immobiliare «quando avevo bisogno di qualcuno che suonasse all’inaugurazione di un locale, lo chiamavo. La sera passava da me prima di attaccare a lavorare, bevevamo un caffè e facevamo due chiacchiere. Era una persona di una gentilezza infinita».

Da un mese Pistolato si era licenziato dalla pizzeria ai Sapori di via Roma. Forse venerdì era andato a Marghera per un colloquio di lavoro e stava tornando indietro, percorrendo la pericolosa Rampa Rizzardi. Ma il camper lo ha urtato, spegnendo i suoi tanti sogni legati a mondo della musica e i progetti nuovi che sempre aveva in testa.

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