Meolo, sventato un rapimento: 5 banditi arrestati

MEOLO. Sventato il rapimento della figlia di un industriale a Meolo. La squadra mobile di Venezia con un'operazione programmata ha arrestato cinque persone, tre albanesi e due italiani. La banda aveva già preparato l'azione e nell'auto dei tre albanesi sono stati trovati alcuni passamontagna, le stringhette di plastica da cantiere che avrebbero usato per legare i polsi della loro vittima, e una pistola semi-automatica con caricatore e 8 cartucce.
A capo della banda, secondo gli inquirenti, c'era un criminale evaso da un carcere spagnolo lo scorso dicembre. I cinque arrestati nel blitz della squadra mobile in un'operazione che ha sventato il sequestro della figlia di un imprenditore fanno parte di una banda specializzata in assalti a ville di industriali. Il gruppo, secondo gli investigatori, è responsabile della rapina compiuta la sera del 16 febbraio scorso, a Pramaggiore, nella villa dell'imprenditore nel settore della produzione dei mobili, Graziano Zucchetto che rimase ferito da un colpo di pistola sparato dai rapinatori. Altre due rapine fallirono perché la Polizia di Stato mise sotto protezione gli 'obiettivi', entrambi industriali nel settore dei mobili, il 17 marzo 2012 a Mansuè e tre giorni dopo, il 20 marzo 2012 a Pasiano di Pordenone.
Basista era un italiano, rappresentante di vernici per mobili, collaboratore oltre che di Zucchetto, anche di numerosi altri industriali del legno con fabbriche nelle province di Venezia, Treviso e Pordenone.
In carcere sono finiti i cugini Corrado Di Giovanni, 50 anni, di Pasiano di Pordenone, e Massimo Di Giovanni, 31, domiciliato a Ponte di Piave (Treviso) e gli albanesi Arapi Eduart Mastrangioli, 32, evaso a dicembre da un carcere spagnolo dove si trovava per scontare una pena a 6 anni per una rapina in un hotel; Eduard Lufi, 25, e suo cugino Ledjan Lugia, 23, entrambi domiciliati a Cessalto (Treviso).
Le indagini della squadra mobile della Questura di Venezia, con il supporto del Commissariato di Portogruaro, sono iniziate dopo la rapina a Zucchetto, e si sono indirizzate su un gruppo di albanesi che si muoveva nell'area orientale del Veneto ed erano in contatto con i cugini Di Giovanni. In particolare è emersa la figura di Corrado Di Giovanni, un rappresentante di vernici per mobili per conto di numerosi industriali del legno, tra cui Zucchetto, che hanno le fabbriche tra le province di Venezia, Treviso e Pordenone. La 'mobile' lagunare ha raccolto elementi sufficienti per indicare il rappresentante come la 'talpa' del gruppo criminale, in quanto forniva a suo cugino i dettagli di dove i suoi clienti industriali avevano le casseforti nelle loro abitazioni, vista la loro elevata disponibilità economica, e se erano possessori anche di auto tipo Ferrari, Maserati e Porsche. A sua volta Massimo Di Giovanni assieme ai tre albanesi effettuava i sopralluoghi delle ville che sarebbero state dovute rapinare. La polizia veneziana, delineato il quadro della banda, ha attivato intercettazioni telefoniche ed ambientali sulle auto dei sospettati, riscontrando l'esistenza di una ben articolata associazione per delinquere italo-albanese. Dalle conversazioni degli indagati, la mobile è venuta a conoscenza, tra l'altro, degli obbiettivi già pronti da assaltare, ed è così riuscita a far fallire i colpi mettendo in sicurezza le vittime.
Ieri ha dovuto accelerare l'attività dopo aver appreso dalle intercettazioni ambientali che il gruppo si stava muovendo con l'intenzione di compiere un sequestro di persona. Non essendo stato individuato l'obiettivo prescelto, la polizia ha prima pedinato i tre albanesi e poi ha deciso di intervenire bloccandoli a Meolo mentre erano in auto, carica di armi e strumenti necessari per il sequestro. Vista la flagranza del reato e la pesante gravità indiziaria gli agenti hanno proceduto all'arresto ed al fermo disposto dal pm per tutti e cinque indagati che sono stati associati in stato di isolamento presso la casa circondariale di Santa Maria Maggiore.
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