Maturità a settant’anni: l’ex vigile si diploma con 100

Luigi, Francesco e Massimo al Barbarigo di Mestre, indirizzo alberghiero: «Abbiamo coltivato la passione». In pensione da tempo, due sono già laureati e il terzo vuole iscriversi ad Antropologia 

MESTRE. Chi l’ha detto che a settant’anni è troppo tardi per l’esame di maturità? Bastano determinazione e voglia: di rimettersi in gioco, di togliersi una soddisfazione personale. Certo, sedersi nuovamente al banco è dura, strappare un otto in matematica e scrivere un testo in inglese ancor di più.

Ma con la passione si può tutto. Capita così che la maturità 2019, a Venezia, abbia regalato una sorpresa. Anzi, tre. Istituto Barbarigo, indirizzo “servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera”, classe quinta sezione A pomeridiana. Qui Francesco, Luigi e Massimo (rispettivamente 68, 69 e 72 anni) hanno superato in questi giorni l’esame di maturità. Ed è scappato pure un cento.



Luigi Boioli ha 69 anni. Abita a Mestre da tre decenni, ma le sue radici sono a Codogno in provincia di Lodi, Lombardia. Ex vigile urbano, è ormai in pensione da due anni. Il suo titolo di studio è un diploma in ragioneria, datato ’69. Poi varie esperienze lavorative nel mondo del commercio, poi nell’industria, infine nella Polizia locale.

La voglia di studiare, a dire il vero, gli è tornata prima di andare in pensione. nel 2014, infatti, si laurea in Conservazione dei beni culturali a Ca’ Foscari. Il motivo? «A una certa età, o frequenti bar o fai altro. Io ho voluto riprendermi tutto ciò che non ero mai riuscito a studiare».

Laurea in mano, ecco una nuova sfida: cucinare. Una passione fin da sempre, racconta. Ma la scelta del Barbarigo (100 alla maturità) è legata anche ad altro: «È un delitto sprecare il cibo, bisogna imparare ad usarlo al meglio». Da “grande”, gli piacerebbe lavorare in una mensa della Caritas. «Il bello è che non devo trovare un lavoro ora voglio vivere con passione le mie scelte».



Francesco Useli abita al Lido ed è laureato in farmacia a Padova. È nato a Palmanova, nella Barbagia, e dietro una parlata pulita conserva ancora quel dialetto sardo che sfodera quando incontra i suoi 52 cugini di primo grado. Da giovane parte militare, a Brunico. Sradicato dalla sua regione, nel ’78 apre la sua farmacia a Malamocco.

Dove lavora, ininterrottamente, fino al 2002, nella duplice veste di farmacista e ufficiale della Croce Rossa. Di qui l’idea che in lui via via si fa largo: specializzarsi in altro tipo di ricette, quelle alimentari. «Dopo una vita in cui ho ricevuto tanto», racconta, «ora devo dare. Per questo sono pronto ad andare a Lampedusa e in Africa, dove c’è bisogno».

Si iscrive al Barbarigo, ogni giorno è in classe dalle 15 alle 20 per due anni ininterrotti. Alla fine degli esami, il suo voto è 97/. Un’esperienza «ottima e consigliabile», spiega: «Siamo fatti di cibo. Vivanda ha la radice di vivere, dieta deriva dalla quotidianità del gesto. E poi un cuoco oggi deve essere un po’ farmacista. In un piatto c’è cultura». E tornare a scuola, dopo 50 anni? «Una sfida, ci si sente giovani».

Massimo Trainer di anni ne ha 72. Vive al Lido, è sposato dal ’70 ed era il ’61 quando si sede per l’ultima volta su un banco di scuola. Il lavoro nel negozio di famiglia Tibi, tessuti a metraggio, lo porta altrove. Solo nel 2015, con speciali permessi studio, recupera il titolo delle scuole medie. «A quel punto ho capito che dovevo fare qualcosa: mi ero stufato di fare solo il nonno-sitter».

Di qui la scelta del Barbarigo (87 alla maturità), «più per una comodità ad arrivare in classe dal Lido che per una passione culinaria». Ri-scopre la letteratura, ci si appassiona e prende 8 in pagella. Lingue e matematica le materie più impegnative. «Mi sono divertito», racconta spensierato, « ho instaurato un bel rapporto con i miei compagni e con i prof». In cucina, però, comanda ancora la moglie. E adesso? «Mi piacerebbe continuare con antropologia culturale a Ca’ Foscari. Deciderò. Con calma». —

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