Maritan, condanna definitiva per l’omicidio di Alessandro Lovisetto

SAN DONA'. È diventata definitiva la condanna a 14 anni e 4 mesi di carcere che Silvano Maritan sta scontando per aver ucciso con un fendente al collo il 53enne Alessandro Lovisetto, nuovo compagno della sua ex.
Ieri, infatti, la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, con il quale l’avvocato difensore Giovanni Gentilini aveva impugnato la sentenza della Corte d’Assise d’appello di Venezia: la condanna per omicidio volontario è quindi diventata definitiva, così come ieri aveva chiesto ai giudici anche il legale della famiglia Lovisetto, l’avvocato Andrea Faraon.
L’omicidio risale al pomeriggio del 13 novembre 2016, quando Silvano Maritan - da poco uscito dal carcere - incontra la coppia in piazza Indipendenza a San Donà. È l’ora del passeggio, per strada ci sono molte persone. Nasce una lite, spunta un coltello: il colpo è mortale per Lovisetto.
«Silvano Maritan si è sempre difeso sostenendo di essere stato aggredito», spiega l’avvocato difensore Gentilini, «e di aver reagito in un estremo tentativo di difendersi. Certo, comprendiamo che resti la tragedia per chi non c’è più».
Ma la tesi della legittima difesa è stata bocciata in primo grado, contestata anche dalla Corte d’Assise d’appello e non ha convinto neppure i giudici di Cassazione, che non hanno ritenuto di riaprire il caso.
Così, in attesa delle motivazioni della sentenza, restano le parole dei giudici d’appello, secondo i quali quel giorno di novembre, Maritan «ha colpito la vittima con l’intenzione di uccidere». Un delitto che, però, nulla avrebbe avuto a che fare con la lunga carriera criminale dell’ex boss della Mala del Brenta, operativo nel Veneto Orientale: «Movente, dinamica e sviluppo», scrivevano i giudici d’Appello nella loro sentenza, si troverebbero «in una vicenda di carattere personale con il nuovo compagno della sua ex, nei confronti del quale nutriva un risentimento di tipo emotivo e passionale».
I giudici avevano confermato anche la volontarietà dell’omicidio, escludendo la tesi difensiva che a portare il coltello fosse stato Lovisetto: «Era Maritan a tenere il coltello in mano e ad utilizzarlo per colpire la vittima durante la lite, durante la quale Maritan è sempre stato in posizione d’attacco». Per i giudici il colpo era stato inferto «con una violenza e una forza che non possono che indicare l’intenzione di uccidere».
Nel frattempo, Silvano Maritan è stato raggiunto da una nuova accusa: è indagato insieme al fratello Lino, al nipote Luciano Maritan e altre cinque persone per estorsione. Dal carcere avrebbe ordinato ai familiari di farsi restituire in ogni modo da Matteo Buriollo, 40 mila euro più 13 mila di interessi, che aveva prestato al padre. Inchiesta aperta. «Un’accusa molto generica e priva di fondamento», commenta da parte sua l’avvocato Gentilini, che si prepara a presentare un’istanza: «Maritan ha 74 anni e non sta bene. Non può restare in una cella».
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