L’islamico: "A parole sono tutti tolleranti"

Una delle reazioni all’esperimento di una cronista che ha indossato il copricapo delle musulmane più osservanti per le vie di Mestre
La cronista con il burqa per Mestre
La cronista con il burqa per Mestre
MESTRE.
Molto più difficile a dirsi che a farsi. Anche per Wael Fahrat, rappresentante della comunità islamica veneziana, la tolleranza è solo una parola, ma nella realtà dei fatti le cose stanno diversamente. L’atteggiamento delle persone non si vede certo dal come guardano o da cosa pensano di una donna con il burqa, sono altri i fattori importanti.


Perché?

«A parole tolleranti lo siamo tutti, ma all’atto pratico non accade. Il denaro destinato all’immigrazione viene speso per organizzare convegni e guadagnarci denaro, per parlare soprattutto, ma non per mettere in campo atti concreti che potrebbero favorire l’integrazione sincera».


Atti di che genere?

«Costruire una vera e propria moschea, ad esempio, l’apertura si fa con i gesti, Gesù parla di operatori di pace, persone che operino per la concordia mediante fatti concreti. Chi non dà una mano e non aiuta l’“altro”, non può definirsi aperto. Costruire un luogo di preghiera significa aiutare l’integrazione».


Non vi sentite considerati dal Comune?

«Come comunità islamica nessuno ci ha aiutato: le iniziative che ci riguardano vengono organizzate senza contattarci».


E per quel che riguarda il burqa?

«Neppure noi siamo molto d’accordo con il burqa. Ma rispettiamo chi lo vuole portare. Ci sono persone che ritengono di doverlo indossare, ma più che di religione è un fatto di tradizione e convenzione in primo luogo. Si tratta di un costume. Chi lo porta crede che sia richiesto e che sia un dovere, ma nella maggioranza del mondo islamico solo il velo è richiesto».


Dunque?

«Se giri o meno col burqa è un affare solo tuo. Se una donna lo indossa lo fa per una sua scelta, e generalmente sono persone islamiche di origine europea. Nella nostra comunità ci sono solo due donne che lo portano: una austriaca e una di origine croata. Con tutta probabilità avranno studiato in scuole dove hanno ricevuto questo tipo di educazione che le fa sentire meglio se protette da certi sguardi e da certi uomini».


(m.a.)

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