Licenziato il bancario complice

Chioggia. Il furto di 80 mila euro alla Carive di Tolomei e Ferro, condannati per l’omicidio Homencu
Di Giorgio Cecchetti

CHIOGGIA. Mentre Walter Ferro e il cassiere uscivano a prendere il caffè, all’agenzia della Cassa di Risparmio del Mercato ittico di Chioggia, dalla porta lasciata aperta dal dipendente dell’istituto di credito, erano entrati Gianni Tolomei, che si è fermato nell’ingresso a fare da «palo», mentre dentro si è infilato il complice romeno. Quest’ultimo ha prelevato gli ottantamila euro messi in bella evidenza,in modo che non perdessero tempo a cercarli e poi via. Quarantamila euro sono andati a Tolomei e ai suoi complici, l’altra metà al cassiere della Carive, che nei giorni scorsi, sulla base delle indagini del pubblico ministero di Venezia Roberto Terzo che lo ha indagato per concorso in furto, è stato sospeso dalla banca che ora è controllata da Intesa San Paolo.

A raccontare con dovizia di particolari il “colpo” all’agenzia del Mercato ittico è stato Walter Ferro, il collaboratore che ha indicato agli inquirenti il luogo esatto dove era stato sepolto il moldavo Vitalie Homencu e che per il concorso nel suo omicidio è stato condannato due giorni fa a 18 anni di reclusione. Ferro, difeso dall’avvocato Mariarosa Cozza, ha riferito di numerosi furti compiuti dalla banda di Tolomei, composta dal figlio, dallo stesso Ferro e da due romeni. Gli stessi elementi che sono stati bloccati dai carabinieri in parte nel marzo di due anni fa e in parte quattro mesi dopo: i primi a finire in manette erano stati Gianni e Ivan Tolomei e Ionut Bobea, mentre a luglio erano stati arrestati Ferro e Raducan Costica. Al figlio, incaricato di fare il palo nella macchina di Bobea, mentre quest’ultimo e il padre svaligiavano una fattoria, i carabinieri avevano trovato una pistola, una Beretta 7,65, carica. Un’arma che Ferro aveva acquistato su incarico di Tolomei e che, dopo averla comperata da un meccanico di Chioggia, l’aveva consegnata al capo della banda, che è stato condannato a 30 anni di reclusione per omicidio, rapina e occultamento di cadavere.

Ferro, dunque, ha fornito agli inquirenti i nomi dei responsabili del “colpo” del 20 aprile 2012, un furto che era ancora intestato ad ignoti, visto che nessuno era ancora riuscito a dare un nome e un volto ai ladri. E soprattutto ha svelato che il complice era il cassiere della banca, senza il quale sarebbe stato davvero difficile entrare indisturbati e portare via i soldi alla Carive. Il dipendente dell’istituto di credito veneziano non è ancora stato interrogato, ma avrebbe tutta l’intenzione di presentarsi nei prossimi giorni al pubblico ministero Terzo per fornire la sua versione dei fatti. Ad amici e parenti ha raccontato che con quel furto lui non ha nulla a che fare. Ammette di conoscere Ferro, da più anni, e conferma pure di aver preso un caffè con lui quel giorno maledetto. Ma nega di aver stretto un accordo con lui per far entrare i suoi complici e per dividersi poi il bottino. Insomma, sarebbe stato raggirato dall’amico che lo ha distratto e portato fuori dall’agenzia per permettere a Tolomei e al romeno di mettere in atto il furto.

Per ora, c’è la versione di Ferro da un lato e c’è quella del bancario dall’altro, Tolomei non ha parlato e sembra che anche dopo la condanna continui ad avere l’intenzione di tacere. Un altro testimone, anche se interessato, per ricostruire i fatti potrebbe essere il romeno che ha avuto un ruolo importante nel “colpo”.

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