L’ex ragazzino con il burcio alla guida di 160 dipendenti «Ma sognavo la laurea»

Una vita di sfide imprenditoriali: dai dragaggi all’edilizia, dagli alberghi allo stabilimento balneare, passando per l’Union Clodiense 

il ritratto

Dai burci pilotati fin da ragazzino, al vertice di un gruppo milionario con 160 dipendenti. La scalata al successo di Ivano Boscolo Bielo è ben raccontata nel libro “Da Marina con Sparviero. Una storia familiare” che l’imprenditore ha scritto qualche anno fa, ripercorrendo le tappe più significative della sua carriera, dal primo lavoro nella Cooperativa trasportatori lagunari fino all’acquisto, per passione, della squadra di calcio locale.

«Ho iniziato a lavorare da ragazzino, era il 1975», racconta Boscolo Bielo, «Aiutavo mio padre Angelo che all’epoca aveva due burci, su uno lavorava lui sull’altro un assistente che di notte lavorava da un’altra parte e così approfittavo per guidare io il burcio dato che di giorno lui era assonnato. Ero così piccolo che quando incrociavo altre barche lungo i canali veneziani pensavano che si trattasse di un burcio fantasma. Sono diventato uomo quando ho iniziato a condurre il burcio da solo. Da lì è iniziato il mio percorso professionale che è stato davvero veloce. Nel 1976 avevo il libretto di navigazione come marinaio, nel 1979 appena 18enne ero conduttore di traffico locale, dopo quattro anni di conduzione abusiva, nel 1981, diventai pilota motorista. Nel 1984 c’è stata la svolta. Mio padre mi comunicò che smetteva di lavorare e che mi sarei dovuto arrangiare da solo. Restavo socio della Cooperativa trasportatori lagunare. A 23 anni venivo eletto presidente della cooperativa dove sono rimasto altri tre anni poi, nell’85, ho ordinato la mia prima barca in ferro, lo Sparviero e ho iniziato la mia attività di imprenditore».

L’amore di Bielo per le barche e per il mare non è mai venuto meno, ma negli anni successivi all’attività di dragaggi ha affiancato nuove sfide professionali. Ha avviato un’impresa edile; ha acquistato due alberghi (Antiche Figure e Canal Grande) a Venezia; ha aperto un’attività commerciale e di logistica a Venezia con tre punti vendita, con cui organizza grandi eventi in laguna; ha ottenuto una concessione demaniale sulla spiaggia di Sottomarina per gestire lo stabilimento balneare a ridosso della Diga e il locale che si trova; ha realizzato una darsena da 250 posti barca in zona San Felice; ha aperto uno studio medico a piazzale Roma; ha costruito un nuovo albero a Sottomarina con spa, centro congressi e ristorantino fronte laguna. Alle sfide imprenditoriali negli ultimi anni si è aggiunta anche la scommessa sul fronte sportivo con l’acquisto nel 2006 della Clodiense (oggi Union Clodiense ndr) con cui spera di trasmettere ai giovani l’importanza dello sport e del divertimento sano.

«Credo che le doti indispensabili per diventare imprenditore siano tenacia e costanza», suggerisce Bielo, «Ho avuto la fortuna di avere le solide basi di un’educazione spartana e di considerare il lavoro non in base al successo o al denaro, ma alla soddisfazione personale di guardarsi allo specchio alla sera e sapere di avere fatto il proprio. Indispensabile è anche il consenso per la tua attività e il rispetto dei collaboratori, oltre al sostegno della famiglia. L’unico rammarico è non avere studiato, sognavo l’università, ma mi sono laureato alla grande scuola della vita». —

E.B.A.

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