L’ex Casa dello studente in preda al degrado

La struttura è ancora in buono stato, ma l’Esu non ha i soldi per la messa a norma Sessanta posti letto abbandonati da anni e le promesse di fondi che non arrivano
Di Laura Fiorillo

MARGHERA. Un imponente edificio di un verde stinto alto quattro piani che si affaccia su via Fratelli Bandiera, poco distante dal semaforo di via Cosenz. È l’ex hotel Adriatic di Marghera, divenuto poi Casa dello Studente con l’Esu che l’ha inserito nel patrimonio immobiliare dell’ente regionale per il diritto allo studio mantenendolo attivo fino al 2005. Comodo all’autobus per Venezia, prossimo alla stazione e situato appena dietro il nascente polo universitario di via Torino, l’Adriatic, unica residenza della terraferma, dava alloggio a 60 studenti, ai quali forniva anche spazi ricreativi e una piccola mensa.

Chiuso per inadeguatezza alle nuove norme, per oltre cinque anni ha atteso interventi mai pianificati, e oggi, nonostante la struttura si presenti complessivamente in buono stato, registra i primi segni di degrado. Negli ultimi mesi alcuni vandali si sono introdotti illegalmente e hanno rimosso il rame dalle canalette dell’impianto elettrico, mentre dalla facciata sono state asportate alcune grondaie.

Il Comitato Marghera Libera e Pensante, noto per aver innescato da mesi una battaglia per il recupero e la riapertura di spazi pubblici chiusi e abbandonati, individua nell’ex Casa dello Studente un nuovo obiettivo del percorso per la costruzione della Marghera del futuro, più vivibile e più sostenibile. Dal Cral Enichem, polo sportivo e ricreativo oggi divenuto base per lo spaccio dell’eroina, all’ex palestra Monteverdi, che fino a un anno fa ospitava decine di associazioni sportive, all’ex Edison, bersaglio di saccheggi e incursioni notturne nel bel mezzo del quartiere urbano.

«La casa dello Studente», dice Michele Valentini del Comitato Marghera Libera e Pensante, «è l’ennesimo spazio che viene chiuso senza preoccuparsi di mantenerne inalterata la fondamentale funzione sociale. Un centro attivo, residenza di decine di studenti, contribuirebbe a sviluppare nuove prospettive abitative e nuovi poli di aggregazione giovanili in un quartiere che negli ultimi anni ha sviluppato notevoli attitudini in questo senso. Oltre alla riapertura dell’Adriatic, che chiederemo con una serie di dibattiti e iniziative pubbliche, auspichiamo per Marghera lo sviluppo di una residenzialità nuova, che vada di pari passo con la riconversione ecologica e urbana del quartiere».

L’Esu, che pure non nasconde le difficoltà di carattere economico, dimostra interesse alla riattivazione della residenza. «L’Adriatic è una delle poche strutture di proprietà diretta dell’Esu (l’altra è costituita dal complesso dell’Abazia, a Cannaregio, ndr)», commenta il presidente Giorgio Tana, nominato nel marzo 2011 in sostituzione di Paolo Dalla Vecchia, «siamo perciò valutando diverse soluzioni, che saranno senz’altro oggetto del prossimo Consiglio di gennaio».

Intanto, la struttura, che per essere riattivata necessiterebbe di una scala esterna di sicurezza, giace vuota e abbandonata da anni nella vana attesa dei 60 milioni di euro già promessi dall’ex ministro Gelmini. Il tutto, aggiunto a una riduzione dei trasferimenti regionali destinati all’azienda regionale di ulteriori 900 mila euro rispetto all’anno accademico 2010-2011.

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