L'avvocato manda i soldi al cliente latitante

«Gli dovevo 500 euro». Manfredi fu poi arrestato in Austria
L’avvocato Cesare Vanzetti
L’avvocato Cesare Vanzetti
 
VENEZIA.
Esce un particolare che riguarda il difensore di Umberto Manfredi e «Caio» Razza, l'avvocato di Padova Cesare Vanzetti, dalle carte finite nel fascicolo del Tribunale del riesame di Venezia, al quale i due si erano rivolti contestando le accuse mosse nei loro confronti. Il noto penalista padovano - non c'è processo importante nel Veneto ormai in cui almeno uno degli imputati non lo nomini - avrebbe, stando alle indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo lagunare, inviato 500 euro a Manfredi, allora rifugiato in Austria, dove poi è stato arrestato grazie al mandato di cattura internazionale e da dove è stato estradato.  Accade spesso il contrario, che un latitante spedisca somme di denaro al proprio avvocato perchè lo difenda. In questo caso, invece, sarebbe stato il legale padovano a mandare soldi al cliente. L'avvocato, durante l'udienza davanti ai giudici veneziani presieduti da Giovanni Maria Pietrogrande, avrebbe spiegato che si trattava di una somma che lui doveva restituire a Manfredi. Probabilmente, toccherà al pubblico ministero Roberto Terzo, che coordina le indagini, approfondire la vicenda e appurare, ad esempio, se Manfredi, nel momento in cui il difensore gli ha inviato il danaro, era già stato dichiarato latitante o meno.  Il Tribunale del riesame, comunque, ha respinto il ricorso dei due indagati, che rimarranno in carcere: tra l'altro, entrambi, andavano e venivano da Romania e Austria, ma Razza è stato bloccato a Portogruaro proprio al ritorno di uno dei suoi viaggi, mentre Manfredi è stato arrestato ad Allhaming, in Austria, dall'Interpol. Qualche giorno dopo, comunque, è stato spedito in Italia. L'accusa è quella di traffico di cocaina: tre chili che nel corso degli ultimi mesi avrebbero fatto arrivare e spacciato lungo il litorale jesolano. Per Manfredi non è il primo arresto, è già finito in carcere per pesanti reati.

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